Modernarium #2 – Primavera 2021

Sono passati poco più di tre mesi dall’avvio del portale www.pompeiicommitment.org, il 21 dicembre 2020, durante i quali i contributi pubblicati hanno attivato, esplorato, testato il potenziale, ma anche messo in discussione i limiti e affrontato la problematicità dei materiali e delle esperienze screen-based veicolate dallo schermo dei nostri computer, cellulari e device di comunicazione e connessione… Giulio Paolini, Mierle Laderman UkelesDavid Soin Tappeser & Himali Singh Soin, Jimmie Durham, Elena Mazzi, Simone Fattal, Maria Thereza Alves, Mathilde Rosier, Tai Shani con Lucia Pietroiusti, Alexandra Daisy Ginsberg con Rebecca Lewin, Tabita Rezaire con Oulimata Gueye, Goshka Macuga, Lara Favaretto, Charlemagne Palestine & Lionel Hubert e Prem Krishnamurthy: vorremo innanzitutto ringraziare tutte le artiste e tutti gli artisti, le curatrici e le scrittrici che hanno contribuito alla prima stagione di Pompeii Commitment. Materie archeologiche.

Con loro vorremmo ringraziare le prime istituzioni che sono diventate partner di questo progetto: TBA21-Thyssen Bornemisza Art Contemporary, 13th Shangai Biennale, Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli (DiARC) e Serpentine Galleries.

Rivolgiamo inoltre un profondo ringraziamento a tutte e tutti i professionisti del Parco Archeologico di Pompei che, affiancando gli artisti e le istituzioni partner, hanno condiviso con loro e con i lettori del portale il loro lavoro quotidiano di scoperta, studio, restauro, programmazione e manutenzione: Pierpaolo Forte, Francesca Leolini, Anna Onesti, Silvia Bertesago, Valeria Amoretti.

E, infine, a Studio Amaranto e Silvana Editoriale, co-autori di questo progetto editoriale. E a Stella Bottai e Laura Mariano che, nella cura e organizzazione del progetto ispirate ai principi del manifesto di Mierle Laderman Ukeles, “manutengono” tutte le relazioni da cui i vari contributi si sono originati.

Coprendo un arco che va dalla materia analogica a quella digitale, siamo partiti dai collage manuali di Giulio Paolini per giungere ai pdf di Prem Krishnamurty. L’episteme digitale, a cui questo progetto si affida, si è articolata in direzioni imprevedibili, rendendo evidente la necessità di un affidarsi critico a essa: dal dispositivo con cui Maria Thereza Alves ha rivelato i meccanismi di rimozione, esclusione, marginalizzazione della memoria storica all’animazione con cui Goshka Macuga (utilizzando il programma My Talking Pet che conferisce tridimensione, movimento e possibilità di parola alle immagini fisse) ha raccontato l’artificiosità che soggiace alla costruzione della memoria collettiva… Attraverso i loro contributi abbiamo riscontrato quanto la Storia, e quindi anche ogni manufatto archeologico, più che un insieme di dati oggettivi sia la narrazione che facciamo di essi, soggetti alla nostra interpretazione, fino a diventare possibili strumenti di diseguaglianza e sopraffazione. Una narrazione e un rischio che l’ipoteticità di ogni affermazione digitale non può che amplificare.

Alcuni contributi, come quelli di Elena Mazzi e Lara Favaretto (di cui abbiamo pubblicato il primo Episodio che ricostruisce la genesi e le articolazioni del progetto Digging-Up, 2012-in corso) sono stati costituiti dall’approfondimento di progetti preesistenti, confermando quanto ogni opera sia un costrutto progressivo e revisibile, il momento di un pensiero in divenire analizzato anche dalle conversazioni con Tai Shani e Alexandra Daisy Ginsberg. L’evento speciale costituito dalla proiezione, per una settimana, del video Mamelles ancestrales di Tabita Rezaire è stato accompagnato da un nuovo saggio, commissionato appositamente per consentire una rilettura e ulteriori interpretazioni di un’opera già realizzata.

Simone Fattal e Mathilde Rosier ci hanno introdotto nella dimensione privata del loro lavoro in studio, il cui isolamento e concentrazione sono stati acuiti dalla crisi pandemica globale in atto ma, al contempo, sono stati il vettore della proposta di nuovi progetti che contribuiscono a configurare anche il nostro portale come uno spazio-tempo di lavoro in corso. Atti di produzione di un nuovo sapere si sono esplicati infine anche nell’azione performativa di David Soin Tappeser & Himali Singh Soin, nel poema inedito di Jimmie Durham e nella sinfonia audiovisuale di Charlemagne Palestine & Lionel Hubert.

È in base al caleidoscopio di questi contributi e alle sollecitazioni che ne sono risultate che www.pompeiicommitment.org si è potuto riconoscere non come un ennesimo sito web in cui pubblicare semplici contenuti digitali ma come un vero e proprio centro di ricerca. La cui funzione sembra dover essere quindi anche quella di sostenere in modo responsabile la progettualità degli artisti in un momento storico di iper-produzione digitale, ovvero accogliendo opzioni alternative a quelle strumentali e di uso comune o predefinite dalle agende algoritmiche, nel tentativo di armonizzare fra loro l’esercizio dell’episteme (dal greco ἐπιστήμη, che indica una conoscenza comprovata e condivisa, nelle sue ramificazioni storiche e metodologiche) e la libertà dell’opinione personale o collettiva (che i greci identificavano con il termine δόξα).

Ne è emersa l’opportunità di assecondare una temporalità multipla e allargata, che consenta da un lato di analizzare e realizzare le proposte ricevute e dall’altro di continuare a pubblicare progetti basati sulla ricerca e, quindi, sull’analisi delle molteplici informazioni e sull’applicazione sistematica delle discipline praticate al Parco Archeologico di Pompei: il quale, proprio in occasione di Pompeii Commitment. Materie archeologiche, si è attivato nel suo profilo di Centro di ricerca (Fabulae), Museo diffuso fra i suoi siti e depositi (Inventario), Biblioteca in parte già scritta (Historiae) e in parte ancora da scrivere o da riunire in una più dinamica coalizione disciplinare ed ermeneutica (Biblioteca di Archeologia e Futurologia).

Due sono le conseguenze di queste riflessioni, una immediata e l’altra prospettata nell’immediato futuro.

Dopo aver operato, nella sua prima stagione, con il profilo di un magazine o di una newsletter, attraverso la pubblicazione settimanale di nuovi contenuti, a partire da questa stagione i vari contributi che saranno pubblicati su www.pompeiicommitment.org avranno scadenze variabili, consentendo agli artisti di condurre ancor più liberamente la propria ricerca, con l’ausilio dei vari professionisti del Parco.

Inoltre, Pompeii Commitment. Materie archeologiche si predispone a divenire, nella sua natura di progetto di ricerca e di produzione, uno dei catalizzatori di quelle funzioni istituzionali la cui destinazione naturale è nel nuovo Centro di Ricerca e Biblioteca che saranno ospitati presso il complesso di San Paolino, di cui si è avviato il restauro e che potrà anche ospitare, nel prossimo futuro, i progetti, i network, le opere che formeranno la collezione del Parco Archeologico di Pompei (Collectio).

In questo scenario Pompeii Commitment. Materie archeologiche evoca una comunità a venire, composta di artisti, archeologici, scienziati e cittadini, volta al contempo in avanti e all’indietro, verso il passato ma, soprattutto, verso il futuro: una comunità progettuale che attende di poter tornare quando l’attuale crisi pandemica lo permetterà alla fisicità delle relazioni e delle materie, consapevole di tutto ciò che l’intermediazione digitale rappresenta nel riplasmare quelle stesse relazioni e quelle stesse materie. Forse per questa ragione l’editoriale che state leggendo è al contempo un reader di ciò che è avvenuto ma anche una dichiarazione programmatica di intenti.

Il fascino e la forza di attrazione delle materie archeologiche pompeiane, in questo senso, rendono possibile evocare già questa comunità a venire come l’ideale e immaginifico nuovo Grand Tour in cui gli artisti di oggi si affiancano a tutti quegli autori che, insieme, iniziarono a definire le ragioni culturali ed emotive del Grand Tour storico, quel viaggio ideale che fra XVIII e XX secolo condusse una moltitudine di intellettuali a Pompei. E vorremmo qui citare alcuni di loro, rendendo loro omaggio quale ispirazione perdurante anche del nostro lavoro in corso e, in fondo, del progetto del portale www.pompeiicommitment.org… Da Johann Joachim Winckelmann, teorizzatore del neo-classicismo, a Sir William Hamilton, autore nel 1777 di Account of the Discoveries at Pompeii. Da scrittori e poeti come Johann Wolfgang Goethe (che scrisse, con paradossale franchezza: “Molte sciagure sono accadute nel mondo, ma poche hanno procurato altrettanta gioia alla posterità come quella che seppellì queste città vesuviane”) a Madame de Staël, da François-René de Chateaubriand (che visitando Pompei nel 1804 parlò di “una città romana conservata nella sua interezza, come se gli abitanti fossero andati via un quarto d’ora prima”) a Stendhal, Gustave Flaubert e Théophile Gautier (“A Pompei due passi separano la vita antica dalla vita moderna”), da Alexander Dumas a Hippolyte Taine, da Wilhelm Jensen a Jean Cocteau, da Edward Bulwer-Lytton a Susan Sontag. E, con loro artisti come Antonio Canova o Pablo Picasso o Andy Warhol, architetti come Le Corbusier, musicisti, coreografi e danzatori come Sergej Diagilev, Léonide Massine ed Erik Satie, fino ai Pink Floyd. Ma anche il fondatore della psicoanalisi Sigmund Freud, o naturalisti-botanici e ingegneri come François de Paule Latapie e Karl Jakob Weber (autori della prima raffigurazione dello scavo di Pompei e delle piante di Pompei ed Ercolano), fino ai tanti intellettuali che hanno difeso e condiviso le ragioni di tutela e, al contempo, di reinvenzione continua del sito archeologico. Da Jean-Claude Richard de Saint-Non a Charles-François Mazois e William Gell (autore di uno dei primi taccuini con disegni acquerellati e annotazioni degli scavi), da Francesco Piranesi e Luigi Rossini a Fausto e Felice Niccolini, da Carlo Bonucci a Jean Marie Le Riche, da Pietro Bianchi, Domenico Spinelli a Giuseppe Fiorelli… Direttori degli scavi e, quest’ultimo, autore nel 1860-1864 di Pompeianarum Antiquitatum Historia e, nel 1897, della Guida di Pompei, nonché promotore nel 1858 della ripartizione fra regiones (quartieri) ed insulae (isolati) finalizzata a promuovere, con la relativa numerazione, una più scientifica pratica di scavo, e, infine, inventore della pratica dei calchi delle vittime dell’eruzione ottenuti colando gesso liquido nel vuoto lasciato dai loro corpi. Insieme a loro ricordiamo anche Teodoro Duclère, Antonio Coppola e Luigi Bazzani, Ernest Breton e Gustavo Luzzati, Jules Gourdault, Johann Friedrich Overbeck e August Mau, Pierre Gusman, Vittorio Spinazzola e Amedeo Maiuri, il Sovrintendente che fu testimone a Pompei del bombardamento e delle distruzioni belliche del 24 agosto 1943 e che, nel 1954, fu comparsa nel film di Roberto Rosellini Viaggio in Italia. O Sir Mortimer Wheeler, Malcolm Lowry e Friedrich Furchheim, Ranuccio Bianchi Bandinelli e Andrea Carandini, Annamaria Ciarallo e Wilhelmina Feemster Jashemski, Philip Barker e Edward C. Harris, i Fratelli Alinari e fotografi come Giacomo Brogi e Giorgio Sommer, fino a Mimmo Jodice e oltre, fino ai nostri giorni…

Anche nel loro nome diamo quindi, fin d’ora, il benvenuto a tutti i prossimi autori la cui pubblicazione è prevista in questa prossima primavera e che con il loro personale commitment entreranno a far pare di questa storia e della comunità a venire che continuerà a raccontarla.

Ed è infine, con profonda stima e con il migliore augurio di buon lavoro, che diamo il benvenuto in questo gruppo di autori, in qualità di referente di questo progetto, anche al nuovo Direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, già Direttore del Museo e del Parco Archeologico di Paestum… Il più caloroso benvenuto fra noi, in questa storia e nella sua comunità, caro Gabriel…