Pompeii Commitment
Maria Thereza Alves. Nevermore/Evermore
Commitments 06 28•01•2021Per attivare Nevermore/Evermore si prega di cliccare sull’immagine e selezionare i singoli frammenti
Maria Thereza Alves
Nevermore/Evermore, 2021
fotografia digitale di frammenti di ceramiche pompeiane, brani sonori, JavaScript
Courtesy the Artist
Photo Maria Thereza Alves, Amedeo Benestante, Elisa Strinna
Milioni di persone visitano le rovine di Pompei. Molte altre leggono e vedono immagini di quei luoghi, ma non sono tanto le rovine a colpirci, quanto il fatto di venire parzialmente a conoscenza di persone diverse in un’epoca diversa alla quale ci sentiamo connessi. È questo il valore di Pompei. Mentre l’Occidente diviene più consapevole delle proprie storie e delle proprie difficoltà è giusto tentare di collegare Pompei ad altri fenomeni che sono stati nascosti. La nuova opera di Maria Thereza Alves per Pompeii Commitment è al contempo una celebrazione della creatività e della resilienza delle donne afroamericane nel mondo musicale e una riflessione aperta sull’impatto della colonizzazione occidentale sulle tradizioni ancestrali e sulle storie archeologiche locali nelle Americhe. Nevermore/Evermore (“Mai più/Sempre più”) evoca questi approcci complementari combinando in maniera interattiva immagine e suono: alcuni frammenti di ceramiche archeologiche provenienti dai depositi pompeiani – allestiti e fotografati come in una teca museale – sono abbinati a brani musicali estratti da diverse canzoni di cantanti afroamericane del XX secolo. Le protagoniste di Nevermore/Evermore sono “donne creative”, dice l’artista, “che provengono principalmente da contesti economicamente svantaggiati, e che in quegli anni avrebbero perlopiù svolto lavori umili. E invece con coraggio hanno creato spazi per le loro storie che sono ancora oggi vivi. Le cantanti in quest’opera sono donne nate prima del Movimento per i diritti civili. Cantanti alle quali non era permesso entrare dall’ingresso principale nei nightclub di cui erano le attrazioni e neanche usarne i servizi. Ma queste donne resistettero e fecero musica, canzoni meravigliose che parlavano del loro mondo, come ‘I am Rollin Through This Unfriendly World’ di Bessie Jones, o che offrivano buoni consigli come ‘Your Enemy Can’t Harm You’ di Flora Molton, oppure una speranza come ‘Need a Little Sugar in My Bowl’ di Bessie Smith.” Attraverso la sovrapposizione e il collegamento di questi “pezzi” – sonori e materiali – che nascono da traiettorie storiche assai differenti, l’opera di Alves ci riporta alle origini di queste cantanti, sottolineando come le dinamiche della colonizzazione moderna prevedevano forme di cancellazione storica poiché i coloni bianchi non valorizzarono, non si presero cura e non tentarono neanche di conservare le espressioni culturali delle popolazioni da loro oppresse e, secondo le parole di Alves, “rimosse a forza dai mondi”. Le lingue indigene americane e africane, le loro storie, le canzoni, le divinità e l’arte, inclusi gli strumenti musicali, erano proibiti negli Stati Uniti, così come l’istruzione delle persone ridotte in schiavitù. Tramite il suo progetto per Pompeii Commitment, Alves pone quindi questa domanda: “Che mondo sarebbe se la serietà, le capacità e le risorse utilizzate in Occidente – come nell’essenziale lavoro archeologico condotto a Pompeii – venissero applicate anche per studiare i siti archeologici delle popolazioni nere e indigene in tutte le Americhe, invece di ignorarli, nasconderli o distruggerli?”. Il vasto, stratificato e ben noto patrimonio culturale che si trova a Pompei – il quale, quando fu scoperto, divenne un luogo di riferimento storico per il Grand Tour occidentale, e che ancora oggi continua a essere una destinazione popolare del turismo contemporaneo globale – diviene un termine di paragone con il quale l’artista sottolinea il modo in cui l’oppressione sistemica ha deprivato molti individui e culture dell’opportunità di rapportarsi e fare riferimento alle questioni archeologiche relative ai loro antenati, negando loro così anche la possibilità di accedere alla conoscenza e alle storie che sono incarnate negli oggetti archeologici. SB-AV
Immagine in home page: Maria Thereza Alves, Nevermore/Evermore, 2021. Courtesy l’Artista
Gli estratti di breve durata delle canzoni all’interno dell’opera Nevermore/Evermore sono utilizzati ai fini di critica, discussione e ricerca scientifica, a scopo illustrativo e non commerciale, in accordo con la disposizione legislativa internazionale del fair use, riprodotta sostanzialmente dall’Articolo 70 della legislazione italiana sul diritto di autore. Si elencano di seguito i brani originali citati nell’opera, includendo tutte le informazioni reperibili in merito agli autori, agli anni di pubblicazione e alle fonti.
Ball and Chain, scritto e registrato da Big Mama Thornton. Pubblicato nel 1968. Etichetta: Arhoolie Records
B.D. Woman’s Blues, scritto nel 1935 da Lucille Bogan, registrato a nome di Bessie Jackson, lo pseudonimo di Bogan per le registrazioni. Piano: Walter Roland. Dall’album: Shave ‘Em Dry: The Best Of Lucille Bogan. Pubblicazione originale nel 1935. Etichetta: Sony Music Entertainment, Inc.
Everyday Strange Things Happening, scritto e registrato da Sister Rosetta Tharpe nel 1944, released by Decca Records
God’s Little Birds, Sister O.M. Terrell, 1953. Dall’album: The Gospel Tradition: The Roots and The Branches Volume 1
How Much Can I Stand, di Gladys Bentley. Chitarra: Eddie Lang. Registrato a New York City, N.Y. Giovedí 2 novembre 1928. Prima pubblicazione nel 1929 come singolo con OKeh Records 8643 (78 RPM). Dall’album del 1980 Mean Mothers: Independent Women’s Blues, Vol. 1″ (Rosetta RR 1300) (LP)
How This World Made A Change, Cora Fluker 1980. Dall’album Look How the World Has Made a Change, Cora Fluker, Ola Mae Bell 17 novembre 2013
I’m A Rollin Through This Unfriendly World, compositore anonimo, cantata da Bessie Jones. Regisrtrata all’appartamento di Alan Lomax, 3rd Street, 10/12/1961
I Need a Little Sugar in My Bowl, prima registrazione nel 1931 di Bessie Smith, pubblicato da Columbia Records
Into Each Life Some Rain Must Fall, performance di Ella Fitzgerald accompagnata da The Inkspots, con Bill Kenny, 1944. Pubblicato da Decca Records
Little Laura’s Blues, scritto e cantato da Laura Ella Dukes 1972. Da Blues Oggi – Ricerca dal vivo tra gli afroamericani dell’area di Memphis (1972)
Prove It On Me Blues, scritto da Gertrude Ma Rainey nel 1928, band guidata da Georgia Tom, accompagnata da Her Tub Jug Washboard Band
Rock Me Baby, Beverly Watkins con la Rick Fowler Band al Foundry in Athens, Ga., 03/10/17
Rolled and Tumbled, Rosa Lee Hill, chitarra e voce. Registrato da Alan Lomax a Como, Mississippi, 25 settembre 1959. Da Worried Now, Won’t Be Worried Long, uno di cinque album in memoria del cinquantesimo anniversario del viaggio di field recording di Lomax intitolato “Southern Journey”. Pubblicazione digitale del 2010 di Global Jukebox (GJ 1002) e come LP di Mississippi Records (MR 058)
See See Rider Blues, versione di Bea Booze, pubblicato nel 1943 dall’album The Definitive R&B Series, 1942-1943, Artisti Vari, Amazon Music 2012
Shame On You, Jessie Mae Hemphill, 1985
Waterboy, Odetta Holmes, da My Eyes Have Seen, pubblicato da Vanguard,1959
Wild Women Don’t Have the Blues, scritto da Ida Cox in 1924, performance con il Coleman Hawkins Quintet nel 1961, pubblicato da Rosetta Records
Won’t You Be Kind To Me? scritto da Hattie Hart nel 1928, registrato con la Memphis Jug Band 1928-30, pubblicato da Victor
You Ain’t Gonna Feed in My Pasture Now, Maggie Jones & Her Band, pubblicato nel 1927, Columbia Records
Your Enemy Can’t Harm You, Flora Molton. Da Living Country Blues USA/ vol 3/Flora Molton & The Truth Band Original Field recordings. Registrato a Washington DC nell’ottobre 1980, con: Flora Molton/voce e chitarra; Ed Morris/chitarra; Vgo/violino; Phil Wiggins/arpa blues
Maria Thereza Alves (São Paulo, 1961) lavora ed espone in tutto il mondo fin dagli anni Ottanta, esplorando con le sue opere le condizioni e le situazioni di vita di individui e comunità particolari per raccontare storie che sono state messe a tacere. I suoi progetti nascono dalla ricerca e si sviluppano a partire dalle sue interazioni con gli ambienti fisici e sociali dei luoghi in cui vive o che visita per attività espositive o residenziali. Pur essendo consapevole delle dicotomie occidentali che separano natura e cultura, arte e politica o arte e vita quotidiana, si rifiuta deliberatamente di riconoscerle all’interno della sua pratica. Mentre approfondisce costantemente lo stretto connubio tra queste dimensioni, l’artista ha scelto di creare spazi di azione e di visibilità per le culture oppresse, attraverso pratiche relazionali di collaborazione che richiedono un movimento continuo attraverso questi confini. Alves è stata tra i fondatori del Partido Verde di São Paulo, Brasile nel 1987 e, nel 1981, è stata rappresentante negli USA del Partido dos Trabalhadores (Partito dei lavoratori) del Brasile. Nel 1979, quando era membro dell’International Indian Treaty Council, con sede a New York, ha curato una presentazione ufficiale sugli abusi dei diritti umani della popolazione indigena del Brasile alla conferenza ONU sui diritti umani tenutasi a Ginevra. Nel 2012, José Manuel Barroso, presidente dell’Unione europea, ha invitato Alves a partecipare alla sua commissione speciale impegnata nella formulazione di una Nuova Narrativa per l’Europa. Alves ha partecipato alle seguenti grandi mostre internazionali: Biennale di Sydney (2020), Biennale di Toronto (2019), Manifesta 12 a Palermo e Manifesta 7 a Trento, XXXII e XXIX Biennale di São Paulo, VIII Biennale di Berlino, VI Biennale di Mosca, Biennale di Sharjah (2017), dOCUMENTA (2013), Biennale di Taipei (2012), III Triennale di Guangzhou, X Biennale di Lione, Biennale di Praga (2008), Berlin Film Festival (2008) e la II Biennale dell’Havana. Ha tenuto una personale al MUAC di Città del Messico (2014) e una antologica al CAAC di Siviglia (2015). Ha ricevuto il Vera List Prize for Art and Politics (2016-2018) accompagnato dalla personale Seeds of Change: New York – A Botany of Colonization presso Parsons – The New School for Design a New York. Il suo libro del 2018, Recipes for Survival è stato pubblicato per i tipi della University of Texas Press.
La conoscenza e le trasformazioni incarnate negli oggetti archeologici