Pompeii Commitment
Simone Fattal. Pompei, oggi
Commitments 05 21•01•2021Pompei, oggi.
Ci sono voluti secoli per tornare a vedere Pompei.
Ma questa parola e l’evento sono sempre stati presenti nell’immaginario delle persone in ogni parte del mondo.
Anche se dimenticata, quando è stata “riscoperta” tutti sapevano di cosa si trattava, poiché la distruzione di Pompei ha lasciato una cicatrice nell’immaginario di ognuno di noi.
Perché?
Pompei rappresenta il significato della parola destino.
Succede qualcosa che viene dal nulla e che non può essere fermato.
Un evento che riguarda tutti e a cui nessuno può sfuggire.
Ci sono voluti anni per iniziare a dissotterrare il sito. Ma ogni volta che qualcosa è stato portato alla luce, le persone si sono trovate di fronte a ciò che significa affrontare un istante, nel proprio destino.
A differenza di tutti gli altri siti archeologici, possiamo dire che Pompei offre già di per sé una ricostruzione. Perché il luogo non è stato distrutto dal tempo, ma da un momento.
Il posto è congelato in quell’istante. E la distruzione lo ha conservato.
Un altro paradosso.
Protetto dalla lava e dai detriti, non è stato saccheggiato e non è scomparso nel corso dei secoli, e quando è riapparso, è riapparso intatto. Uno per uno i monumenti sono emersi, così com’erano quel giorno.
♠
Oggi 22 novembre 2020, leggo al volo su un cellulare questa notizia: due nuovi cadaveri trovati a Pompei…
♠
Nel 79 DC, l’intera città di Pompei fu colpita da un’esplosione, possiamo oggi qualificarla come un’esplosione nucleare, che distrusse completamente la città in poche ore, o in due-tre giorni.
Sentirono il rombo e il rumore, la terra si agitava e gemeva come mai in precedenza. Nessuno capì cosa stava succedendo e cosa sarebbe successo.
Una donna eminente, abbastanza importante da inviare un emissario nelle prime ore dell’incertezza e delle paure che si stavano affacciando, dei segni incomprensibili ma abbastanza pericolosi da preoccupare — ripeto, mandò un emissario a Plinio il Vecchio, che era il Prefetto della flotta, di stanza a Stabia, nelle vicinanze — perché venisse a salvarla. Anche se partì subito, Plinio non ce la fece, ma morì in viaggio, probabilmente a causa di un infarto dovuto ai fumi e altri materiali pericolosi, e come lui morì anche la donna.
♠
La morte prese forme diverse.
Fu distrutta in un istante? No, ma quello che vediamo è un istante.
Un momento nel tempo, un momento nella storia impossibile da testimoniare altrove. Un istante congelato per l’eternità. Un istante che comprende tutto.
La vita di una città. Le sue case, i monumenti, i templi: c’è tutto, così com’era, nello stesso giorno. Come se fosse stata fotografata quel giorno.
Le persone sono state sorprese mentre erano affaccendate nella loro vita di tutti i giorni.
O mentre cercavano di fuggire.
Assistiamo alla loro paura, alla disperazione. Alla resa.
Ci troviamo testimoni anche della loro intera civiltà.
Anche questo è raro.
In genere le rovine nel mondo possono essere analizzate a vari livelli, ma ci sono frammenti di tutti i periodi mescolati insieme, o stratificati. Bisogna ricostruirne – livello su livello, frammento per frammento – le origini, le relazioni e le influenze, la sequenza nel corso del tempo. A Pompei, invece, l’immagine è fissa.
♠
Ho iniziato a scoprire Pompei visitando il Museo Archeologico di Napoli.
La prima cosa che mi ha colpito sono stati i dipinti. Nel complesso esprimono felicità.
Questi dipinti, che prefigurano a mio parere i dipinti del Rinascimento, riflettono armonia, pace e gioia di vivere. Donne, piante, fiori, musica, miti.
Pertanto, possiamo dire che la società di Pompei, ricca e diversificata, viveva felicemente. Commerciavano con tutti i porti e le città del Mediterraneo.
Vicini al mare, ma circondati da terra fertile, vino e olive e cereali, frutta: questi i loro prodotti e l’ambiente in cui operavano.
Un porto, aperto a tutti gli scambi e commerci, aperto a tutte le civiltà, a tutte le influenze. Persone diverse, provenienti da tutto il Mediterraneo, giunsero a Pompei, avviarono lì un’attività commerciale.
Marinai, mercanti.
E fondarono templi, stabilirono usanze.
Tutte queste culture diverse si influenzarono tra di loro.
Divinità maschili e femminili provenienti da tutto il Mediterraneo.
Le loro usanze vennero e rimasero, così come i loro artefatti.
C’era una vita politica, e vediamo e leggiamo slogan elettorali.
Una città cosmopolita. Felice.
Vediamo un numero insolito di case che appartenevano agli schiavi liberati. La teoria è che un certo numero di ricchi avessero già lasciato la città in seguito all’ultimo terremoto, dopo aver venduto le loro case agli schiavi liberati.
Spensierata e moderna.
Siamo testimoni della loro libertà sessuale, della diversità politica, della diversità etnica.
E dell’importanza delle donne a pieno titolo ricche e benestanti, che possedevano le loro case e le loro imprese — come indica l’esempio sopra riportato.
Di fatto siamo testimoni del loro modo di vivere.
L’Egitto è presente, così come la Siria, il Libano e l’Asia minore. E nonostante tutte queste diversità e differenze, apparentemente tutti vivevano insieme in armonia.
Può certamente essere un modello per il nostro presente.
Oggi tutte le grandi città europee hanno anch’esse una popolazione straordinariamente varia, ma questa realtà è accompagnata da gravi problemi. Al contrario, non sembra che loro avessero un problema con le minoranze.
L’arte era pompeiana, cioè romana, cioè italiana.
e come ho già detto, giungerà fino al Rinascimento.
Ci sono i templi ma anche le case.
E in queste case è rimasto tutto: utensili per cucinare, animali domestici, gioielli, perline, ciondoli, collezioni d’arte. Erano case patrizie che appartenevano a persone alquanto benestanti che collezionavano sculture e adornavano le pareti delle abitazioni con dipinti.
La vita nella sua ricchezza e varietà è stata catturata, permettendo a tutti noi di vederla e ammirarla.
Nessun’altra città nella storia antica si concederà al mondo, così tanto, così bene e senza artifici.
♠
Ricca e varia, opulenta e piena di vita, Pompei è al contempo sinonimo di morte.
Questa è la lezione che apprendiamo: la morte è con noi e non può essere combattuta.
Abbiamo appena assistito a un’altra esplosione nucleare simile il 4 agosto scorso in Libano.
Alle 6 di sera, la morte ha colpito e lo ha fatto con violenza. Non è stata cancellata l’intera città, ma una città delle dimensioni di Pompei è stata “spazzata via” come a Hiroshima. Edifici e strade sono evaporate. Con un numero enorme di morti e feriti.
Non è stata la Madre Terra, che ringhiava dalle profondità delle sue viscere, ma la mano malvagia del male.
Due eventi opposti.
♠
Questo mi porta alla mia scultura.
La mia scultura cerca di recuperare l’elemento vivo dell’attimo che ha portato la morte.
La mia scultura vuole che questi momenti vivano in eterno, rimanendo vicina quel luogo e a quel giorno, e desidera restituirli alla vita.
Ma cosa farei se dovessi realizzare un’opera o una mostra a Pompei?Comincerei con l’identificare il suo posto nel Mediterraneo.
Dovremmo, tutti dovrebbero, leggere il Declino e la caduta dell’Impero romano di Edward Gibbon; l’ho letto perché so che l’Impero romano è principalmente costituito da Siria, Egitto, Asia minore, Nord Africa. L’Impero romano si ampliò anche verso occidente fino alla Gran Bretagna, ma le influenze reciproche più intense e l’effetto duraturo ebbero luogo nel Mediterraneo.
Tutto ebbe inizio con l’ellenizzazione portata in Oriente da Alessandro Magno e dai suoi generali, continuando poi senza soluzione di continuità con l’avvento di Roma.
È qui che l’osmosi e la civiltà romana fiorirono e durarono più a lungo. È qui che sono stati realizzati i più grandi esempi dell’architettura romana, interpretati dall’Oriente: Baalbeck, Palmira, Bassora Iskisham, Cartagine…
Quando arrivai la prima volta all’aeroporto di Napoli a febbraio dell’anno scorso, poco prima dell’inizio della pandemia, notai una magnifica scultura di Hermes.
Egli è il primo che vorrei ritrarre nella mia installazione.
Quel giorno, Hermes non fece in tempo ad avvertire i cittadini di Pompei del pericolo imminente.
Poi ritrarrei Iside al capezzale del padre, nell’atto di ottenere da lui, mentre è malato, tutti i segreti del suo potere.
Riuscirà nel suo intento.
E per ultime, ma non in ordine di importanza, molte persone raffigurate sulle pareti della Casa dei misteri.
Perché la Casa dei misteri? Perché lì leggiamo sui muri la storia dell’iniziazione delle donne ai riti di passaggio dalla fanciullezza all’età adulta.
Ai misteri e ai riti della morte.
I cicli della vita.
Per concludere con una figura monumentale di Anubis, come è dipinto sulle pareti di quella casa.
Anubis il guardiano della morte.
Non finirei su questa nota, ma su un trionfante, bellissimo (lo spero) rendering di Apollo.
Il divino Apollo, dio della musica, dell’amore e del potere.
Come Iside, è ritratto con una lira in mano.
Un’icona di fronte all’altra.
Simone Fattal