Anri Sala ha approfondito la notizia relativa ai ritrovamenti effettuati in una grande villa suburbana nella zona di Civita Giuliana, nell’autunno del 2020. La scoperta concerne il ritrovamento degli scheletri di due vittime della seconda eruzione del Vesuvio, quella che, nelle prime ore della mattina del 25 ottobre, uccise quanti erano sopravvissuti alla colata del giorno precedente. In base alle condizioni dei loro scheletri e ai resti dell’abbigliamento, gli studi attuali identificano queste persone presumibilmente come un giovane schiavo e il suo più maturo proprietario.
Oltre alla ricorrenza del due – due vittime fermate dalla seconda colata piroclastica – quanto ha colpito Sala è che i corpi sembrano toccarsi, in quanto il braccio di una delle due vittime è tangenziale al piede dell’altra. La drammatica circostanza, che letteralmente unisce ancora di più i destini di questi due individui, forse rendendo più simile ciò che è diverso, è parte dello spunto a partire dal quale l’artista ha elaborato il proprio progetto. Suggellando per sempre una relazione riguardo alla quale si potrebbero aprire più congetture, questa prossimità è stata interpretata da Sala attraverso disegni su carta. Tracciati a matita grigia, i disegni – non a caso l’artista ne ha realizzati due – si soffermano su momenti diversi, ipotizzando una successione di due momenti, l’uno a brevissima distanza dall’altro. Un primo disegno si ispira ai calchi visti dall’alto e delinea i corpi ormai stesi a terra. Come anche ripreso da una delle fotografie documentarie relative agli scavi, il disegno riprende la posizione del giovane con le gambe distese e quella, più scomposta, dell’uomo maturo, che sembra ancora sul punto di contorcersi. Nel disegno l’artista insiste sul punto di contatto, segnando con un’unica linea la continuazione di un corpo nell’altro. Non supportato da evidenza fotografica, l’altro disegno immagina un possibile momento di poco precedente, con uno dei due individui malfermo sulle gambe e l’altro già caduto ma ancora inginocchiato.
Quanto accomuna i due disegni è la decisione di Sala di non soffermarsi sulla presunta identità dei due individui, suoi loro differenti ruoli sociali o sulle possibili occupazioni mentre cercavano di fuggire. Una serie di sfumature che avvolgono parti delle figure, sono interpretabili in relazione all’ultimo respiro emesso dalle vittime, visualizzando invece l’aspetto più ineluttabile della loro comune umanità. Queste nuvole grigie, con punti rossi e blu, sembrano aver appena lasciato i corpi che le hanno prodotte, suggerendo l’idea di un volume che, pure fragile e invisibile, occupa però uno spazio.
Anri Sala (1974, Tirana, Albania)
Testo ricavato dal saggio incluso nella DIGITAL FELLOWSHIP 02, a firma di Marcella Beccaria