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© Pompeii Commitment. Archaeological Matters, un progetto del Parco Archeologico di Pompei, 2020. Project partner: MiC.
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Marzia Migliora, con Matteo Lucchetti. Intrecci

Commitments 41    07•04•2022

1. Estratto da:

Marzia Migliora
Coltre (Mantle), 2021
video, 2’36”
Prodotto da Edithing Art Department
Courtesy l’Artista e Galleria Lia Rumma Milano/Napoli

2–10. Disegni dalla serie:

Marzia Migliora
Coltre (Mantle), 2021
tecnica mista e collage
ciascuno 31 x 24 cm
Courtesy l’Artista e Galleria Lia Rumma Milano/Napoli

11. Video:

Marzia Migliora
Coltre (Mantle), 2021
video, 2’36”
Prodotto da Edithing Art Department
Courtesy l’Artista e Galleria Lia Rumma Milano/Napoli

Nel gennaio 2020, a pochi mesi dal lockdown globale dovuto alla pandemia di Covid-19, ho avuto la fortuna di accompagnare Marzia Migliora letteralmente nelle viscere della terra, nell’esplorazione delle profonde miniere di sale di Realmonte e di Racalmuto in Sicilia, per il primo sopralluogo che avrebbe portato alla realizzazione del video in realtà virtuale Lo spettro di Malthus; un lavoro che affronta le incompatibilità tra la crescita della popolazione mondiale e l’aumento della produzione di cibo attraverso le lenti del celebre demografo inglese Thomas Malthus, riattualizzando il suo pensiero alla situazione contemporanea.
L’idea era molto semplice: portare i fruitori del video a centinaia di metri sotto il livello del mare, nelle gallerie scavate dall’uomo nel cloruro di sodio, formatosi milioni di anni prima, per ragionare insieme, attraverso una serie di animazioni dell’artista, sulla fame umana come motore millenario ed estrattivo di risorse fossili, animali e, ahimè, anche umane. La sedimentazione delle acque marine, intrappolate dai movimenti teutonici che hanno portato all’emersione dei rilievi siciliani, è infatti oggi presente nelle nostre vite sotto forma di sale purissimo, che esalta i sapori delle nostre pietanze e ci nutre dei sali minerali necessari alla nostra sopravvivenza. Epoche lontanissime che si incontrano sulla nostra tavola, facendo del cibo e le sue logiche una questione importantissima poiché intrecciata con l’evoluzione politica, storica e geografica del genere umano. Il progetto, infatti, si inserisce in una decennale ricerca dell’artista sugli immaginari comuni che regolano la nostra relazione con il cibo e più in generale con il mondo agricolo e le logiche di produzione industriale che lo dominano. Intessendo disegni, collage e installazioni tra di loro, Migliora con il suo lavoro incrocia l’analisi di scenari di colonialità e sfruttamento con idee e pratiche di sostenibilità e radicalità necessaria. Nei suoi collage si indagano nuove parentele di specie, per dirla con Donna Haraway, e si generano informazioni sensibili sullo sfondo dei nostri pregiudizi che male informano le nostre azioni, sempre più determinanti nel contesto della crisi climatica.
Oltre un anno dopo, in risposta all’invito di Pompei Committment, abbiamo organizzato un altro viaggio, questa volta nelle sterminate risorse dei depositi del Parco archeologico di Pompei e più approfonditamente nel dipartimento dell’organico, ovvero dove la maggior parte dei ritrovamenti legati agli alimenti, ma non solo, vengono custoditi. Pani, pesche, melograni, pasti pronti e cristallizzati nei loro contenitori, e poi ceste di vimini e altri tessuti che rivelano gli intrecci delle fibre che hanno resistito al tempo e sono qui oggi a testimoniare una quotidianità che umanizza il sito archeologico e rende Pompei qualcosa di più vicino alle nostre vite.
L’intervento Intrecci, formato da un video e da nove disegni intitolati Coltre/Mulch, prende come punto di partenza l’iconica lettera di Plinio il Giovane a Tacito, nella quale si descrive l’eruzione del 79 d.C., e dove la nube emessa dal Vesuvio viene paragonata alla forma di un pino dal tronco enorme, i cui rami si moltiplicavano nel cielo. Questa forma vegetale restituisce una dimensione organica, afferente alla sfera del naturale, alla tragedia umana vissuta dalla città romana, oltre a creare un’immagine dal fortissimo potere evocativo. L’eruzione del vulcano come un evento che congela la scena urbana e restituisce un deserto disabitato, dove su tutto si depositano coltri di cenere. Una scena che l’artista immagina come uno scenario dove il materiale organico si lascia sedimentare, come in una pacciamatura, una tecnica agricola dove coltri di foglie o altri residui vegetali formano una copertura che aiuta la rifertilizzazione dei terreni. In ogni disegno infatti, che sembra vagamente illustrare le parole di Plinio, i frammenti di pitture parietali, le vedute della città, i calchi in gesso di un tronco, o di un cane, vengono intrecciati con nuove forme vegetali, organiche, che estendono la vita di quei reperti e la connettono a nuovi paesaggi futuri. Nel video il collegamento concettuale dell’artista tra il parco archeologico e la tecnica della pacciamatura – tipica delle pratiche agronomiche sostenibili – viene palesato da una pioggia di aghi di pino, spesso utilizzati per queste operazioni, e qui anche richiamo alla metafora usata da Plinio per parlare dell’eruzione.
Sono differenti i movimenti teutonici che hanno scosso Pompei prima del 79 d.C. da quelli della Pangea, legati oggi alla scarsità di ciò che è preziosamente rimasto e non all’abbondanza dei depositi di sale, ma il materiale che manipola Migliora risponde a un pressoché uguale desiderio di accorciare distanze epocali per intrecciare narrazioni e immaginari. Un gesto volto a trasformare il patrimonio archeologico in una specie di fertilizzante che porti le svariate conoscenze, rimaste a lungo in uno stato di pacciamatura, a germogliare in nuove forme. ML

Immagine in home page: Marzia Migliora, Mantle / Coltre (video still), 2021. Courtesy l’Artista e Galleria Lia Rumma Milano/Napoli

Marzia Migliora (Alessandria, 1972. Vive e lavora a Torino) è un’artista che usa un’ampia gamma di linguaggi, tra cui fotografia, video, suono, performance, installazione e disegno, per creare opere che elevano le più semplici attività umane a momenti in grado di raccontare stralci di storia collettiva. Le tematiche ricorrenti nel suo lavoro sono la memoria come strumento di articolazione del presente e l’analisi dell’occupazione lavorativa come affermazione di partecipazione alla sfera sociale. Nella maggior parte dei suoi lavori l’elemento dell’assenza invita lo spettatore a una relazione esclusiva con l’opera e i suoi potenziali significati. Tra le varie istituzioni che hanno esposto il lavoro di Migliora: Museo d’Arte Contemporanea del castello di Rivoli, Rivoli, Torino; Fondazione Prada, Milano; Fondazione Merz, Torino; MART, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto; MA*GA, Museo arte Gallarate, Gallarate; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid; Padiglione Italia, 56a. Esposizione Internazionale d’Arte, Venezia; Museo del Novecento, Milano; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna, Bologna; FACT, Foundation for Art and Creative Technology, Liverpool; Ca’ Rezzonico, Venezia; Museo Maxxi, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma; OGR Officinie Grandi Riparazioni, Torino; Carré d’Art, Nîmes; Serlachius Museum, Mänttä; Le MAGASIN Centre National d’Art Contemporain, Grenoble.

Matteo Lucchetti è curatore, storico dell’arte e scrittore. È co-fondatore del progetto Orchestre delle Trasformazione, agenzia curatoriale che promuove nuovi immaginari artistici per l’agenda 2030, mentre dal 2011 cura, con Judith Wielander, Visible, progetto di ricerca e sostegno alle pratiche artistiche socialmente impegnate in un contesto globale, di Fondazione Pistoletto e Fondazione Zegna. Ha lavorato come curatore delle mostre e del public program al BAK di Utrecht nel 2017–2018, ed è stato curatore della 16ma Quadriennale di Roma. Tra i progetti curatoriali più recenti: Marzia Migliora. Lo spettro di Malthus, MA*GA, Gallarate; Sammy Baloji. Other Tales, Lunds Konsthall e Kunsthal Aarhus, 2020; Marinella Senatore: Piazza Universale. Social Stages, Queens Museum, New York, 2017; De Rerum Rurale, 16a Quadriennale di Roma, 2016; Don’t Embarrass the Bureau, Lunds Konsthall, 2014; Enacting Populism, Kadist Art Foundation, Parigi, 2012. È stato curatore in residenza presso Para Site (Hong Kong), Kadist Art Foundation (Parigi) e AIR (Anversa). È membro di facoltà dell’Accademia Unidee, Biella. È visiting professor all’HISK, Gent; Piet Zwart Institute, Rotterdam; Sint Lucas Antwerpen, Anversa e Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Suoi contributi critici sono apparsi su Mousse Magazine, Manifesta Journal e Art Agenda. Lucchetti vive e lavora tra Bruxelles e Roma.

Pompeii Commitment

Marzia Migliora, con Matteo Lucchetti. Intrecci

Commitments 41 07•04•2022

Marzia Migliora
Intrecci

La nube si levava, non sapevamo con certezza da quale monte, poiché guardavamo da lontano;

solo più tardi si ebbe la cognizione che il monte fu il Vesuvio.

La sua forma era simile ad un pino più che a qualsiasi altro albero.

Credo, perché prima un vigoroso soffio d’aria, intatto, la spinse in su, poi, sminuito, l’abbandonò a se stessa…

…o, anche perché il suo peso la vinse, la nube si estenuava in un ampio ombrello

a tratti riluceva d’immacolato biancore, a tratti appariva sporca,

screziata di macchie secondo il prevalere della cenere

o della terra che aveva sollevato con sé