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© Pompeii Commitment. Archaeological Matters, un progetto del Parco Archeologico di Pompei, 2020. Project partner: MiC.
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Lina Lapelyte. What happens with a dead fish?

Commitments 37    31•12•2021

Video (proiezione per due settimane):

Lina Lapelyte
What happens with a dead fish?, 2021
adattamento online con estratti da video-installazione a 3 canali comprendente suono, oggetti in ceramica e documentazione di performance
video-installazione commissionata dalla 13esima Biennale di Kaunas; performance commissionata e prodotta da Kunstenfestivaldesarts, Bruxelles
Courtesy l’Artista

Immagini:

Lina Lapelyte
What happens with a dead fish? (video e performance stills), 2021
Courtesy l’Artista e Kunstenfestivaldesarts, Brussels

Immagina di essere nel mare, immerso fino alle orecchie, e il tuo punto di vista rimbalza su e giù, sopra e sotto la superficie. A quale dimensione appartieni? Allo spazio arioso che intravedi, o sott’acqua con il tuo corpo? Forse la scelta non deve essere binaria, poiché gli esseri umani appartengono alla natura e la natura è entrambe le cose, ed è anche di più. Creature della storia, siamo invischiati con la materia che ereditiamo, incarniamo e scartiamo. Siamo destinati al decadimento e alla rigenerazione da un processo di circolazione trasformativa in cui non siamo isolati ma piuttosto parte di un ambiente collettivo. Infatti, più voci e corpi sono presenti in What happens with a dead fish? (“Che cosa succede con un pesce morto?”), 2021, dell’artista, musicista e performer Lina Lapelyte: un nuovo lavoro filmico che re-immagina l’omonima performance presentata dall’artista in occasione del Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles all’inizio del 2021. Esplorando i poteri di trasformazione delle onde sonore in condizioni sopra e sotto l’acqua, What happens with a dead fish? sfida le percezioni dell’ambiente corporeo visivamente, acusticamente e spazialmente. La performance originale, su cui si basa questa versione cinematografica, prevedeva un gruppo di cantanti dilettanti locali in una piscina all’aperto; con le loro parole e azioni tracciano narrazioni e riflessioni relative al comportamento dei corpi umani e naturali: fluttuare, andare alla deriva, ritirarsi, sprofondare sul fondo. Ognuna di queste posizioni ha implicazioni esistenziali in termini di azione, resistenza o rassegnazione. Oggetti di scena realizzati appositamente, tra cui una scala in ceramica e cento ciotole di porcellana, incorniciano l’atto subacqueo dei cantanti e amplificano il concetto di fragilità e finitezza, poiché sia ​​le voci che gli oggetti sono sull’orlo della rottura (alcuni, alla fine, si rompono). Catturando il tempo e lo spazio sopra e sott’acqua allo stesso tempo, il film What happens with a dead fish? stabilisce una vita propria, intimamente legata all’evento performativo e tuttavia al di là di esso: un ricordo basato su un punto di vista implicato – e distribuito – che altrimenti rimarrebbe in parte inaccessibile al pubblico. In qualche modo, What happens with a dead fish? ci sta mostrando che ogni storia è stratificata e quindi per sempre incompleta, che ce ne rendiamo conto o meno. Non c’è un “tutto” al di sopra dell’acqua, e certamente non sopra la terra. E, comunque, le stesse definizioni di “sopra” e “sotto” non sono termini fissi, come sappiamo dalla crisi climatica in corso che sta causando l’innalzamento del livello del mare.
La stessa Pompei è prova che le storie che sono “sopra” potrebbero dover rapidamente rinegoziare le loro identità “sotto” terra. Pensare in termini di decadimento e circolazione in relazione a strati di visibilità – come il lavoro di Lapelyte ci ispira a fare – può essere molto utile anche per riformulare il proprio rapporto con le storie ecologiche più ampie: accettare che non tutte le storie devono essere viste per esistere è un primo passo per iniziare a dare priorità ai punti di vista non umani, e a destabilizzare l’antropocentrismo dietro gran parte dei cambiamenti antropogenici che stanno mettendo in crisi l’ambiente naturale. Come ci domanda la partitura di What happens with a dead fish?, “What happens with retired wood?”. SB

Immagine in home page: Lina Lapelyte, What happens with a dead fish? (performance still), 2021. Courtesy l’Artista e Kunstenfestivaldesarts, Brussels

La pratica performativa di Lina Lapelyte (1984, vive e lavora a Vilnius e Londra) è radicata nella musica e flirta con la cultura pop, gli stereotipi di genere e la nostalgia. Le sue opere coinvolgono performer professionisti e dilettanti in azioni di canto attraverso una vasta gamma di generi musicali, come la musica mainstream e l’opera. Il canto si configura come un evento collettivo e affettivo che mette in discussione la vulnerabilità e il mettere in silenzio. Nel 2019, la sua opera Sun & Sea (Marina), realizzata insieme a Vaiva Grainytė e Rugilė Barzdžiukaitė, ha ricevuto il Leone d’Oro alla 58a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. I lavori recenti e in corso di Lapelyte, tra cui Ladies, Pirouette, Currents, What happens with a dead fish?, Candy Shop e Hunky Bluff sono stati presentati alla 13a Biennale di Kaunas (2021), Haus der Kunst, Monaco (2021), Kunstenfestivaldesarts, Bruxelles (2021) , Tai Kwun, HK (2021), Glasgow International (2021), Biennale di Riga – RIBOCA2 (2020), Fondazione Cartier, Parigi (2019); Museo d’arte di Tel-Aviv (2019), Kunsthalle Praha (2019); CCA Ujazdowski, Varsavia (2018); Baltic Triennial, Tallinn (2018); Moderna Museet, Malmö (2017); Fiac, Parigi (2017), Padiglione Baltico, Biennale di Venezia (2016); Hayward Touring Show, Gran Bretagna (2015); Block Universe, Londra (2015); Park Nights, Serpentine Galleries, Londra (2014); Baltic CCA, Newcastle (2014); DRAF, Londra (2014).

Pompeii Commitment

Lina Lapelyte. What happens with a dead fish?

Commitments 37 31•12•2021