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© Pompeii Commitment. Archaeological Matters, un progetto del Parco Archeologico di Pompei, 2020. Project partner: MiC.
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Liliane Lijn. Sunstar on Mount Vesuvius

Digital Fellowship 13    14•11•2024

Traendo ispirazione dal rapporto tra Pompei e il suo ambiente naturale, la Digital Fellowship sviluppata da Liliane Lijn per Pompeii Commitment. Materie archeologiche rivela il dietro le quinte dell’installazione ambientale site-specific Sunstar, di cui l’artista si prepara a proporre al Parco Archeologico di Pompei una nuova iterazione, ipoteticamente configurata sul Vesuvio.
Nella ricerca artistica di Lijn si intrecciano inestricabilmente mito, natura e tecnologia. L’artista avvia il suo percorso di ricerca a Parigi nei primi anni Sessanta, sperimentando i concetti di luce, energia e movimento, in particolare con le sue Poem Machines meccanizzate — una serie di cilindri con poesie stampate sulla loro superficie, che giravano ad alta velocità tale da dissolvere le parole in vibrazioni. Lijn è affascinata dal “linguaggio della luce” e dalla sua capacità di evocare emozioni e trasformare la percezione della realtà. Durante la sua carriera pluridecennale, ha continuato a esplorare la fisica della luce sia come mezzo artistico che come strumento di indagine dell’esperienza umana. Anche l’astronomia riveste un ruolo estremamente importante sulla sua pratica: è qui che si trovano le origini di Sunstar, soprattutto a seguito dell’esperienza catartica scaturita dall’incontro con dei prismi in una vetrina di un trafficato boulevard di Parigi nel 1964.
In occasione della sua Digital Fellowship, Lijn condivide per la prima volta il suo archivio privato e fornisce un resoconto dettagliato della storia di questa installazione solare site-specific, analizzandone le origini e lo sviluppo a partire dai primi anni 2000, grazie alla stretta collaborazione con l’astrofisico John Vallerga. La Digital Fellowship include i dettagli scientifici dell’opera Sunstar, i primi test in situ e le reazioni documentate del pubblico sia durante la fase di sperimentazione che durante le varie iterazioni del progetto fino a oggi. Inoltre il materiale d’archivio è accompagnato da un nuovo saggio appositamente scritto dall’artista. In parte trattato, in parte autobiografia, il testo permette al lettore di addentrarsi sia nella dimensione scientifica che in quella intellettuale e persino intima dell’opera, rivelando le interconnessioni di co-creazione, pensiero speculativo e innovazione sperimentale che sono alla base dell’installazione. Man mano che il racconto si dipana, diventa evidente come Sunstar sia il risultato dell’impegno, della dedizione e degli interessi condivisi tra la visione artistica e la metodologia scientifica. Con l’assistenza tecnica di Vallerga, Lijn ha concepito il prototipo di un dispositivo astronomico chiamato Spectra-heliostat, che utilizza prismi per riflettere e rifrangere la luce solare in un arcobaleno di larga scala, proiettato in un punto fisso e visibile fino a 50 chilometri di distanza. Dai primi esperimenti in situ, che hanno testato sia le prestazioni che l’andamento dell’installazione, nonché l’interazione del pubblico con essa, il progetto ha avuto tre iterazioni in California. In Solar Hills (2007) due punti di luce hanno definito l’orizzonte di Hawk Hill nella contea di Marin, San Francisco, per un giorno; Solar Beacon (2012) è stato installato per tre mesi sul Golden Gate Bridge a San Francisco in occasione del 75° anniversario della costruzione del ponte; Sunstar (2018) è tuttora in funzione, infine, sulla cima della torre George Ellery Hale (alta circa 45 metri) sull’Osservatorio solare di Monte Wilson a Pasadena. La Digital Fellowship include inoltre un video girato da Crissy Field durante l’installazione ad Hawk Hill nel 2007, e una serie di scambi di email, iniziati nel 2017 e ancora in corso, con Dan Kohne, direttore operativo dell’osservatorio di Monte Wilson. Resi pubblici per la prima volta, questi materiali contribuiscono a mettere in evidenza la ricerca scientifica alla base di Sunstar, nonché la sua ricezione da parte del pubblico. Quando vengono avvistati, i “punti” di luce che brillano da lontano in pieno giorno provocano stupore e sconcerto. L’arcobaleno irradiato dallo Spectra-heliostat è percepito come una luminescenza misteriosa di cui è difficile comprendere l’origine. Ciò solleva domande sulla nostra conoscenza della fisica della luce così come dei fenomeni luminosi naturali, quali quelli prodotti dal sole, che troppo spesso vengono dati per scontati.
Nel rispondere all’invito ad interagire con Pompei, Lijn ha scelto di concentrarsi sulle antiche nozioni di luce, fino alla più recente correlazione scientificamente provata tra attività solare ed eruzioni vulcaniche. Nel saggio dai lei scritto, l’artista riflette su come l’antica consapevolezza greca e romana del sole sia stata plasmata dalla convinzione che la luce fosse incarnata dalle divinità, con effetti tangibili sulla realtà. Scrive Lijn: “per i Pompeiani il sole doveva apparire come un dio fiammeggiante (Elio, Apollo, Sol Invictus) che si muoveva nel cielo e sprofondava ogni notte nel mare, ma era anche il modo in cui essi calcolavano l’ora del giorno. Mettere in relazione il tempo con il movimento del sole nel cielo è un’operazione astratta, ma allo stesso tempo molto concreta. Significa essere quotidianamente in relazione con l’astro che dà vita alla terra”.  Sunstar on Mount Vesuvius si propone dunque di generare una rinnovata percezione e comprensione della luce naturale, e della sua energia generativa e trasformativa. La nuova iterazione dell’installazione solare consisterebbe in un piccolo e intenso punto di luce — una stella luminosa — che brilla sulla cima del vulcano e permette di guardare direttamente la luce del sole, come possibile solo durante le eclissi solari. Lijn ha simulato le future visioni fotografiche dello spettacolo, creando una serie di collage fotografici che mostrano osservazioni realistiche dell’installazione ambientale da diversi punti di osservazione, come la terrazza del Madre – Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli o la cosiddetta Villa Arianna negli scavi archeologici di Castellammare di Stabia. Nell’ipotizzare la realizzazione dell’installazione Sunstar on Mount Vesuvius per il Parco Archeologico di Pompei, l’artista invita il pubblico a considerare non solo la bellezza del progetto ma anche la sua profondità concettuale, mentre la relazione complessa tra sole, terra e umanità, così come l’intreccio tra tutte le forme ed espressioni di vita, si stagliano all’orizzonte. Sunstar on Mount Vesuvius è una riflessione sul modo in cui notiamo o trascuriamo ciò che ci circonda, esortando a mostrare consapevolezza e assumere responsabilità per il pianeta che co-abitiamo. CA

La Digital Fellowship è presentata in collaborazione con il Madre – Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli ed il mumok – Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien, ed è pubblicata online lo stesso giorno di inaugurazione della mostra personale Liliane Lijn. Arise Alive presso quest’ultimo. Cliccare qui per maggiori informazioni.

1-8. Immagini e testo

Liliane Lijn
Sunstar of Mount Vesuvius, 2024
saggio, immagini e collage digitali
Courtesy l’Artista, Sylvia Kouvali, Londra/Pireo, e il Parco Archeologico di Pompei

Immagine in home page: Sunstar on Mount Vesuvius vista da Napoli, 2024. Courtesy l’Artista. Collage digitale: Tommy Camerno. © Massimo Finizio

Liliane Lijn (1939, New York, USA) ha studiato archeologia all’università La Sorbona di Parigi. Inizialmente influenzata dal Surrealismo e dal Buddismo, già nel 1962, grazie all’amicizia con i poeti della Beat Generation comincia ad esplorare il rapporto tra linguaggio e luce nelle sue Poem Machines. Ispirandosi alla scienza, alla mitologia femminile e alle filosofie orientali, Lijn utilizza materiali industriali e naturali dalle forme geometriche per reinventare il femminile. La scienza e il mito vengono trasformati da archetipi cosmogenici in disegni, performance, opere audiovisive e cinetiche. La percezione è uno dei suoi principali interessi, insieme al rapporto tra materia e luce.
Lijn ha conseguito un dottorato onorario presso l’Università di Warwick e ha ottenuto numerose residenze, la più recente presso l’Osservatorio Gravitazionale Europeo (EGO) di Pisa. Esposte a livello internazionale dagli anni Sessanta, le sue opere sono presenti nelle collezioni di numerose istituzioni pubbliche, tra cui la Tate Britain, il British Museum, il Victoria and Albert Museum a Londra e la FNAC a Parigi. Le sue mostre recenti includono: Liliane Lijn: Arise Alive, Haus Der Kunst, Monaco di Baviera (2024) in tour a mumok – Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig, Vienna (2024-2025) e Tate St. Ives, Saint Ives (2025); Americans in Paris: Artists Working in Postwar France, 1946-1962, Grey Art Museum, New York (2024); Sirens (some poetics), Amant Foundation, New York (2022); The Milk of Dreams, La Biennale di Venezia, Venezia (2022). Liliane Lijn: Arise Alive è accompagnata da una monografia appositamente realizzata. Il suo memoir Liquid Reflections sarà pubblicato da Hamish Hamilton, Penguin Random House, a marzo 2025.

Dr. John Vallerga è astrofisico presso lo Space Sciences Laboratory, Università della California, Berkeley. È specializzato nello sviluppo di rivelatori di immagini fotoniche sensibili per telescopi astronomici, sia nello spazio che a terra. Si è laureato in Fisica a Berkeley e ha conseguito il dottorato di ricerca in Astrofisica presso il Dipartimento di Fisica del M.I.T. nel 1982.
Ha partecipato a molte missioni astronomiche della NASA, tra cui l’Extreme Ultraviolet Explorer (EUVE), il Cosmic Origins Spectrograph sul telescopio spaziale Hubble, il Far Ultraviolet Explorer, Alice sulla sonda New Horizons verso Plutone, il Chandra X-ray Observatory, il Galaxy Evolution Explorer e molte altre. Recentemente, ha ottenuto una sovvenzione pluriennale dalla NASA per sviluppare sistemi di rivelatori a piatto di microcanali da 100×100 mm per la prossima generazione di telescopi spaziali UV.

 

Pompeii Commitment

Liliane Lijn. Sunstar on Mount Vesuvius

Digital Fellowship 13 14•11•2024

Sunstar on Mount Vesuvius

La pura consapevolezza è senza fissazione come un arcobaleno nel cielo.
Padampa Sangye

Cosa provereste se, in pieno giorno, vedeste  una piccolissima stella sulla cima del Vesuvio?
Se la guardaste direttamente, quella stella vi apparirebbe luminosa come il Sole; ed è proprio così, visto che si tratta del più piccolo frammento della nostra stella. L’unica occasione, a parte un’eclissi totale, in cui si può guardare il Sole direttamente e captarne la brillantezza, quella che i greci chiamavano Éndios.

“Éndios è ciò che avviene quando «la terra si riscaldava / E più scintillante del cristallo splendeva il cielo» […] in età omerica dios significa innanzitutto «chiaro», «splendente», «glorioso». Apparire in Zeus è un mostrarsi di corpi carichi di luce sul fondo del cielo. Luce su luce”[1].

Nessuna luce artificiale può competere con la brillantezza del Sole. Sunstar, quindi, sorprende e stupisce chiunque la veda, poiché appare come un punto di luce all’orizzonte, piccolo ma intensamente luminoso. Quando si guarda direttamente Sunstar, che può essere di una qualsiasi delle otto intense tonalità dello spettro, il suo colore brillante entra attraverso l’occhio nel nervo ottico e direttamente nel cervello. Questa esperienza, assolutamente non dannosa per la retina umana, è catartica e illuminante.


La mia visita al Parco Archeologico di Pompei, a giugno 2024, è stata stimolante e ricca di spunti di riflessione. La comprensione greco-romana dello spazio è evidente dall’architettura, dall’ampio foro pubblico e dalla disposizione delle ville. I Greci e i Romani erano particolarmente consapevoli del loro rapporto con l’ambiente naturale, che riempivano di archetipi, ninfe, satiri, centauri, dei e dee. Questi esseri fantastici erano il tessuto connettivo del loro ambiente. Gli affreschi che decorano le ville illustrano innumerevoli storie di relazioni tra i vari archetipi ed i loro incontri con gli esseri umani. Mi hanno stupita anche i molti affreschi concepiti per creare una continua sensazione di spazio; le pareti si aprono verso un esterno immaginario attraverso numerose finestre dipinte, ingressi classici, ad arco o abbelliti da colonne ornamentali. Mi hanno poi particolarmente colpita due immagini della testa di Medusa, circondata da tentacoli a forma di serpente. Me le sono figurate come immagini solari, specialmente l’immagine qui visibile in basso a destra, un affresco della testa di Medusa incorniciata dal suo medaglione circolare.
I Pompeiani non avevano certo telescopi così potenti da poter studiare il sole nei minimi dettagli come noi, ma durante un’eclissi solare sicuramente riuscivano a vedere le prominenze e la corona del sole che, nel terrore di questa improvvisa oscurità, potevano assomigliare alla testa di Medusa. Per i Pompeiani il sole doveva apparire come un dio fiammeggiante (Helios, Apollo, Sol Invictus) che si muoveva nel cielo e sprofondava ogni notte nel mare, ma era anche il modo in cui calcolavano l’ora del giorno. Mettere in relazione il tempo con il movimento del sole nel cielo è un’operazione allo stesso tempo astratta e molto concreta. Significa essere quotidianamente in relazione con l’astro che dà vita alla terra. La meridiana, un antico sistema di misurazione del tempo portato in Grecia dall’India, potrebbe aver dato ai Greci l’idea della forma del teatro.

Testa di Medusa, I sec. d.C., terracotta. Castellammare di Stabia. Courtesy l’Artista e il Parco Archeologico di Pompei. Photo: Liliane Lijn

Testa di Medusa, I sec. d.C., affresco. Pompei, Casa dei Vettii (VI 15, 1). Courtesy l’Artista e il Parco Archeologico di Pompei. Photo: Liliane Lijn

Meridiana, I sec. d.C., marmo. Pompei, Casa di Giulio Polibio (VI 17,32). Courtesy l’Artista e il Parco Archeologico di Pompei. Photo: Liliane Lijn

Odeon, I sec. d.C., Pompei (VIII 7,18). Courtesy l’Artista e il Parco Archeologico di Pompei. Photo: Liliane Lijn

Il Vesuvio e, in generale, tutti i vulcani possono essere latori di morte e di grande fertilità, portatori sia di abbondanza che di disastro. Le radici della parola “disastro” derivano dalla credenza che le posizioni degli astri influenzassero il destino degli esseri umani, spesso in modo distruttivo; il suo significato originale in inglese era “aspetto sfavorevole di un pianeta o di una stella”. La parola origina dal latino dis- e astro. Nel linguaggio, forse lo sviluppo più continuo e inconsapevole del pensiero, associamo il Vesuvio e la sua distruzione dis-astrosa della città di Pompei e dei suoi dintorni al sole.
Vi sono numerosi studi sulla relazione tra attività solare ed eruzioni vulcaniche. Uno di questi (Duma & Vilardo, 1997) ha mostrato che l’attività sismica nell’area del Vesuvio variava in base a specifici cicli solari, in occasione dei massimi solari del 1969, 1980 e 1989. I risultati di uno studio recente rivelano che l’attività sismica del Vesuvio reagisce ancora ai massimi solari (1999-2013). Vi è una forte indicazione che la frequenza delle eruzioni vulcaniche si verifica in periodi di elevata attività solare[2]. È chiaro, quindi, che la nostra stella, il Sole, comunica con il Vesuvio.

Tempesta solare su uno sfondo scuro. © NASA. Photo: Artisom P.

Solar storm on a dark background. Elements of this image furnished by NASA. High quality photo


Dunque, che cos’è Sunstar?

Lavoro con la luce e, in particolare, con la luce riflessa da molti anni. Il mio primo incontro con i prismi risale al 1964, quando rimasi sorpresa e sbalordita da un lampo di colore brillante che colpì la mia pupilla mentre attraversavo una strada affollata di Parigi. 

Era una giornata molto limpida, il sole colorava ogni cosa, ma io mi sentivo depressa e incolore, come se stessi camminando in un mondo grigio. Poi, all’improvviso, rimasi ipnotizzata da una luce di un colore blu puro che mi fece fermare e gridare. Man mano che mi muovevo, la luce che riempiva i miei occhi diventava verde, poi gialla, arancione, rossa. Sentii un istantaneo cambiamento di umore. Il fardello di colpa e di rabbia repressa che mi portavo addosso svanì in questo dono di luce, e attraversai la strada per vedere da cosa o da dove originasse. Nella vetrina di un negozio di materiale ottico di seconda mano, esposti insieme a modellini di locomotive e lenti di macchine fotografiche sfuse, c’erano vassoi di prismi ottici di vetro di varie forme e dimensioni. La fonte della mia illuminazione”. (Liliane Lijn, 1964)

Da quell’esperienza rivelatrice in poi, ho usato i prismi per rifrangere la luce, creando grandi installazioni con arcobaleni proiettati. Negli anni Settanta ho iniziato ad attaccare i prismi a pietre e rocce trovate durante le mie passeggiate in montagna e sulla spiaggia. Ambivo ad utilizzare i prismi con la luce naturale, ma da sola non riuscivo a controllare la direzione della luce ne seguire lo spostamento del sole.

Liliane Lijn, Firespine, 1976. Courtesy l’Artista e Sylvia Kouvali, Londra/Pireo

Il mio interesse nel proiettare arcobaleni non era tanto per ottenere le tipiche bande di luce multicolore riflesse sulle pareti e sui pavimenti, ma piuttosto per il lampo casuale di colore brillante percepito direttamente dallo spettatore nel momento di osservazione. Quel lampo di colore puro catturato dall’occhio entra direttamente nel cervello attraverso il nervo ottico, in modo simile al modo in cui un rilevatore spettroscopico campiona i singoli colori dello spettro solare. 

Alla mostra Tibet’s Secret Temple, Wellcome Collection, Londra (2015-2016) ho scoperto che i monaci tibetani usavano cristalli naturali come prismi per rifrangere la luce del sole direttamente negli occhi dei monaci, che usavano questa esperienza per svuotare e liberare la mente. Sono la purezza e la brillantezza dei colori dello spettro direttamente percepiti ad illuminare la mente.

Murale di Lukhang, XVII sec., Wellcome Collection, Londra. Courtesy l’Artista. Photo: Liliane Lijn

Restituzione digitale della prima idea per Solar Hills, 2005. Courtesy l’Artista. Collage digitale: Liliane Lijn

Mi interessa il linguaggio della luce, la spettroscopia, la scienza che ci ha consentito di capire i materiali, la materia e le stelle. Come artista, ho capito che la luce riflessa mi permetteva di vedere la superficie del mondo, ma la luce rifratta mi avrebbe permesso di capire la composizione del mondo che vedevo intorno a me. Disporre una serie di prismi seguendo la curvatura di una pietra rotonda (Firespine, 1976) era chiaramente un modello per il progetto che, 25 anni dopo, ho chiamato Sunstar. Unendo arte, scienza e tecnologia, Sunstar si ispira al rapporto tra il sole, la terra ed il ruolo comunicativo dello spettro luminoso.
Nel 2005 ho ottenuto una ACE International Artist Fellowship, una residenza in collaborazione con la NASA e Leonardo presso lo Space Sciences Laboratory dell’Università di Berkeley, California e durante il mio seminario introduttivo ho attirato l’attenzione dell’astrofisico John Vallerga. Entrambi avevamo osservato che i riflessi solari sugli edifici in vetro producono lampi di luce sorprendentemente potenti. John pensò di poter combinare le mie opere precedenti con le ultime tecniche scientifiche di tracciamento solare, trovando così una soluzione al mio desiderio di controllare la direzione della luce. Con l’assistenza tecnica di John Vallerga, inizialmente ho concepito un’installazione solare di grandi dimensioni nel paesaggio, che definisse l’orizzonte con punti di luce. L’ho chiamata Solar Hills.[3]

Primo test dello Spectra-heliostat, 2005. Courtesy l’Artista. Photo: Liliane Lijn

 

 

 

L’obiettivo di questa installazione era quello di creare una consapevolezza del Sole come stella, la nostra stella, e di promuovere così una maggiore consapevolezza del nostro pianeta. Speravamo che questa collaborazione tra arte e scienza potesse far riflettere le persone sulla loro responsabilità per la continuità della vita su questo pianeta, una consapevolezza che oggi riconosciamo come urgente.

Abbiamo iniziato testando le reazioni della gente alla vista di un lampo di colore brillante, utilizzando un grande prisma d’acqua in vetro sulla collina di Hampstead Heath, Londra (2007). Abbiamo scoperto che le persone erano generalmente curiose ed entusiaste quando scorgevano il colore. Poi abbiamo sperimentato l’uso di prismi di plastica, perché erano leggeri e poco costosi, ma, come avevo immaginato, si sono rivelati facilmente soggetti a rigature ed i loro colori non erano così intensi come quelli del vetro.

 

Quando John e il suo team hanno costruito il primo Spectra-heliostat con prismi di vetro, sono volata a San Francisco e abbiamo iniziato i test. Tutti i test iniziali di questo prototipo sono stati condotti con lo scienziato, John, su una collina ed io nella mia auto sul ciglio di una strada ad almeno due o tre chilometri da lui. Comunicavamo usando i nostri telefoni cellulari. Dovevo dire a John quali colori vedevo, se ne vedevo, per aiutarlo a calibrare l’eliostato. Poiché mi trovavo sul ciglio della strada, potevo sentire le persone nelle auto di passaggio che si chiedevano cosa fosse quella stella luminosa. Alcuni addirittura gridavano: “Guarda com’è rosso il sole!”. Poi si è fermata una moto e un uomo e una donna si sono avvicinati a dove stavo io. Lei ha detto: “Questa deve essere una magia. Fa un po’ paura”, mentre lui mi ha chiesto cosa fosse. Gliel’ho spiegato e mi ha risposto che sapeva che non poteva essere il sole, ma si chiedeva se fosse stato creato con degli specchi”. Si è scoperto che era un astronomo che insegnava a Berkeley, mentre lei era una studentessa.

Il test successivo è stato condotto da una parte all’altra del Golden Gate con Patrick, John e Jason, in cima all’Hawks Peak, Marin County. Dopo aver collegato due Spectra-heliostat tramite dei cavi, i tre astronomi hanno puntato i due arcobaleni verso il luogo in cui mi trovavo io, a Crissey Field, un ampio viale vicino al Golden Gate, una passeggiata molto frequentata dagli abitanti di San Francisco.

Documentazione video di Solar Hills da Crissey Field, 2007. Courtesy l’Artista

Liliane Lijn, Solar Hills, 2007. Courtesy l’Artista e Sylvia Kouvali Londra/Pireo

Generalmente le installazioni luminose sono visibili durante la sera. La luce del sole è data per scontata, ma con quest’opera speriamo di creare una nuova consapevolezza della bellezza e della poesia della nostra stella. Gli osservatori riconoscono intuitivamente che stanno vedendo la luce del sole, ma rimangono perplessi dalla sua posizione e dai suoi schemi spaziali e temporali non casuali. Sunstar si avvale della luce anche per attirare l’attenzione del pubblico verso l’orizzonte. L’alba e il crepuscolo sono momenti misteriosi che incutono un timore reverenziale. Sono momenti in cui ci rendiamo conto dei confini del nostro pianeta e della sua connessione e relazione con il cosmo.

Solar Beacon

Per celebrare il 75° anniversario del Golden Gate Bridge di San Francisco, durante l’estate 2012, abbiamo installato Solar Beacon sulle torri gemelle del ponte, con il supporto dello Space Sciences Laboratory e dell’Università di Berkeley, California.

Per Solar Beacon abbiamo sostituito i prismi con degli specchi. La luce bianca era sufficientemente luminosa da poter essere vista a 50 chilometri di distanza sul monte Diablo. Durante i tre mesi dell’installazione, oltre duemila persone hanno preso appuntamento online per avere il fascio di luce puntato direttamente verso di loro, in un luogo (Lat, Long) e ad un’ora specifici. Nei periodi in cui non c’erano appuntamenti, i raggi sono stati indirizzati verso una serie di località popolari della Baia di San Francisco.

Liliane Lijn, Solar Beacon, 2012. Courtesy l’Artista e Sylvia Kouvali, Londra/Pireo

Sunstar

Sunstar è stato installato nel 2018 a circa 50 metri d’altezza sulla torre George Ellery Hale dell’Osservatorio Solare di Monte Wilson, Pasadena, California.

Avvalendomi di parametri quali la durata ed i colori dello spettro, ho curato la coreografia di una serie mutevole di luci colorate i cui raggi sono stati puntati sul Rose Bowl per le celebrazioni del 4 luglio 2020, in alternativa ai tradizionali fuochi d’artificio. Da allora l’installazione è regolarmente attivata in numerose occasioni, in tutta la Baia di San Francisco.
L’area bianca al centro della luce irradiata che appare in tutte le fotografie di Sunstar è dovuta a una questione di gamma dinamica4 intrinseca ai sensori della fotocamera. Non è ciò che vede l’occhio umano, che è, invece, un colore intenso uniforme e luminoso come il sole, ma infinitamente più piccolo, la cui dimensione dipende dalla distanza dell’osservatore dallo Spectra-heliostat. Abbiamo constatato, dopo aver consultato specialisti di ottica, che la distanza di sicurezza dal nostro eliostato a sei prismi deve essere di almeno 500 metri. La distanza dal cratere del Vesuvio e dal Parco Archeologico di Pompei è di circa 9000 metri.

Clicca qui per leggere lo scambio di email con Dan Kohne, direttore operativo dell’Osservatorio Solare di Mount Wilson. Dan Kohne supervisiona Sunstar dal 2018.
Liliane Lijn, Sunstar, 2018. Courtesy l'Artista e Sylvia Kouvali, Londra/Pireo
Liliane Lijn, Sunstar, 2018. Courtesy l'Artista e Sylvia Kouvali, Londra/Pireo

Sunstar on Mount Vesuvius

Sunstar on Mount Vesuvius vista dal Parco Archeologico di Pompei, 2024. Courtesy l’Artista. Collage digitale: Tommy Camerno. Photo: Sergii Figurnyi

 

Sunstar on Mount Vesuvius vista dalla terrazza del Madre – Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli, 2024. Courtesy l’Artista. Collage digitale: Tommy Camerno. Photo: Liliane Lijn

 

Sunstar on Mount Vesuvius vista da Napoli, 2024. Courtesy l’Artista. Collage digitale: Tommy Camerno. Photo: Massimo Finizio

 

Sunstar on Mount Vesuvius vista da Villa Arianna, 2024. Courtesy l’Artista. Collage digitale: Tommy Camerno. Photo: Liliane Lijn

 

Descrizione tecnica dello Spectra-heliostat

L’elemento tecnologico chiave del progetto Sunstar è lo Spectra-heliostat. Un normale eliostato è un dispositivo astronomico che utilizza degli specchi per riflettere la luce del sole in un punto fisso e mantenere tale punto fisso mentre il sole si muove nel cielo (a causa soprattutto della rotazione e del movimento della Terra intorno al sole). Il nostro Spectra-heliostat utilizza dei prismi invece di uno specchio, quindi la luce del sole è ora uno spettro (arcobaleno) piuttosto che una luce bianca riflessa (anche se in effetti abbiamo usato gli specchi per l’iterazione installata sul Golden Gate Bridge). Mentre il sole si muove nel cielo, lo spettro rimane fisso nello spazio. La posizione del punto fisso o dell’arcobaleno può essere spostata modificando i parametri dell’algoritmo di proiezione. In particolare, le informazioni richieste sono la latitudine, la longitudine e l’elevazione sia dello Spectra-heliostat che dell’osservatore. È necessaria anche l’ora esatta per individuare dove si trova il sole. Una volta che queste informazioni sono disponibili, il computer può calcolare l’angolo di azimut e di altitudine per proiettare gli spettri verso l’occhio dell’osservatore, e persino scegliere quale colore dell’arcobaleno far vedere regolando con precisione l’angolo.

Lo Spectra-heliostat, largo 55 cm, alto 40 cm e profondo 25 cm, è costituito da 6 prismi di vetro flint montati su un pannello rigido e piatto collegato a dei motori altazimutali (“Alt-Az”) controllati da un computer. I motori Alt-Az sono controllati in modo indipendente per posizionare i prismi all’altitudine e all’angolo azimutale corretti in base alla posizione del sole e dell’osservatore. Questi angoli devono essere rideterminati ogni pochi secondi, tenendo conto del movimento del sole e della formula di dispersione dei prismi.
Dopo l’installazione sul campo, ogni Spectra-heliostat deve essere calibrato, sia per la sua nuova posizione che per l’offset assoluto dell’angolo azimutale rispetto al nord e all’offset di altitudine rispetto allo zenit. Per farlo abbiamo utilizzato un telescopio co-allineato alla normale della superficie dove è montato il prisma. Abbiamo poi puntato questo telescopio verso punti di riferimento fissi e visibili con posizioni note (latitudine, longitudine e altitudine sul livello del mare). Dopo aver eseguito questo processo per tre o più punti di riferimento, abbiamo trovato il miglior adattamento a questi angoli di offset che riduceva al minimo gli errori di misurazione. Una volta determinati questi offset con la precisione richiesta, gli offset introdotti dalla formula di dispersione del prisma sono determinati da osservatori sul campo guardando i colori proiettati verso di loro. Una volta che gli angoli di offset fissi di uno Spectra-heliostat sono stati calibrati per la sua posizione, non è necessario ricalibrarlo a meno che non venga spostato.
Lo Spectra-heliostat è leggero, economico e adatto a condizioni climatiche temperate e moderate. Dovrebbe essere visto a una distanza ottimale di 4-5 chilometri.

Modello 3D dello Spectra-heliostat . Courtesy l'Artista
Il team di Sunstar, 2007. Courtesy l'Artista. Photo: Liliane Lijn

Lo Spectra-heliostat con tazza per indicare la scala, 2005. Courtesy l’Artista. Photo: John Vallerga

 

Scambio di email con Dan Kohne, direttore operativo dell’Osservatorio di Mount Wilson

Dan Kohne <d******@gmail.com>
To: Liliane Lijn<l*****@gmail.com>
Mercoledì 7 giugno 2017
Cara Liliane,
La forza e la perfezione di quest’opera speciale sta nel fatto che è molto più di un’interessante o anche coinvolgente interpretazione visiva di concetti, tecniche o oggetti scientifici. È veramente congruente con il concetto con cui dialoga. Non riesco a pensare a nessun’altra opera d’arte/scienza che faccia altrettanto. E come le grandi opere d’arte, suscita stupore e stimola la riflessione.
L’opera si allinea anche concettualmente con la particolare storia del Monte Wilson. Hale era un astronomo solare; lo spettro è la fonte dell’astrofisica; l’Osservatorio di Hale è la prima impresa astrofisica.
L’arte non ha bisogno di dimostrare il proprio valore nei confronti della scienza e viceversa. Ognuna ha le proprie ispirazioni, i propri strumenti, le proprie tecniche e i propri criteri di valutazione, il meglio dell’una e dell’altra ha lo stesso fine: rendere le persone più consapevoli di ciò che accade nell’universo in cui tutti ci troviamo. Promuovere la comprensione, forse anche la saggezza. La mia motivazione personale in questo progetto è portare a Mount Wilson l’arte che dimostra tacitamente questa equivalenza.
Mi fermo qui…
i migliori auguri,
Dan
Dan Kohne <d******@gmail.com>
To: Liliane Lijn<l*****@gmail.com>
Lunedì 30 Aprile 2018
Cara Liliane,
È un peccato che il tempo questa mattina non ti abbia permesso di vedere la tua bella stella, ma le condizioni atmosferiche oggi erano tali che ho ricevuto questa e-mail da Steve Padilla, che lavora nella torre solare.

>>>Ciao Dan,
>>>Hai una posizione standard per il prisma ultimamente? Oggi pomeriggio, domenica, lo stavo guardando dal parcheggio inferiore. Sembrava posizionato in quella direzione.
>>>La cosa più interessante è che c’era nebbia a tratti, e occasionalmente, quando le condizioni erano giuste, (quando la torre era parzialmente illuminata dal sole e la nebbia era ovunque tranne che sulla torre) sulla nebbia si proiettava uno spettro completo. Dal parcheggio inferiore, guardando la torre alta 50 metri, lo spettro proiettato appariva sopra la cupola della torre, e sembrava delle stesse dimensioni della cupola. Davvero spettacolare! Questo è successo intorno alle 15:00. Purtroppo non avevo con me una macchina fotografica per immortalare il momento.
>>>Steve
Purtroppo non è sempre possibile creare una nebbia immediatamente sotto il prisma. Ma è come catturare l’Aurora Boreale o un arcobaleno: ci devono essere le giuste condizioni.
La rarità, la serendipità e l’esclusività possono giocare a nostro favore. (Spero che non ti dispiaccia se dico “nostro”. Questa idea straordinaria è solo tua e la sua eccellente realizzazione è di John, ma vedi, non mi dispiace ammettere che sono stato irretito dal modo in cui colpisce (contagia?) l’anima dell’osservatore. Trascendendo le categorie restrittive dell’arte o della scienza – una mia fissazione rispetto al modo in cui noi esseri umani dividiamo tutto in compartimenti stagni – questo è esattamente ciò che i grandi atti creativi realizzano: si manifestano a tutti, ma riescono a toccare ciascuno personalmente nel profondo).
A proposito, Steve è la persona che ogni giorno fa un disegno del sole e delle macchie solari con il telescopio solare a 50 metri, naturalmente se c’è il sole. Si tratta della continuazione di un record scientifico sulla torre solare iniziato nel gennaio 1917. È il record scientifico più lungo mai realizzato con lo stesso mezzo e con standard coerenti. Ed è un record che risale a Galileo. Steve sta facendo il lavoro dei monaci.
Dan Kohne <d******@gmail.com>
To: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
Giovedì 8 novembre 2018
Ciao Liliane,
Qua tutto bene. La luce piace molto.
Dan
Dan Kohne <d******@gmail.com>
To: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
Lunedì 26 novembre 2018
Ciao Liliane,
L’evento Sun Day Star organizzato da Robert Crouch è stato molto bello. Secondo le mie stime, sono venute tra le 100 e le 200 persone durante tutta la giornata. La foschia causata dagli incendi di Malibu era ancora piuttosto densa, ma il fascio di luce è riuscito a penetrare perfettamente fino alla posizione fissata a Pasadena. Ho parlato con un paio di persone che hanno detto che sarebbero venute, ma erano preoccupate per la quantità di particolato presente nell’aria quel giorno…
Dan Kohne <d******@gmail.com>
To: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
Lunedì 7 gennaio 2019

Che testimonianza incoraggiante! L’ho inoltrata a tutti gli amministratori.

——– Messaggio inoltrato ——–

Da: Brad Mizell
Data: Thu, Jan 3, 2019 at 3:14 PM
Oggetto: Sunstar
A: Dan Kohne

>>> Signor Kohne, vorrei raccontarle una breve storia sul progetto Sunstar dell’Osservatorio di Mt. Wilson. Sono il papà di un membro della banda musicale e sono anche “capo roadie” della Lassiter High School Marching Band (di Marietta, Georgia) che questa settimana ha partecipato alla Parata del Tournament of Roses a Pasadena. Mentre eravamo seduti in tribuna a guardare la parata, alcuni di noi, genitori e roadie, hanno ammirato con meraviglia i colori sempre diversi che provenivano da una luce brillante in cima a una montagna in lontananza. Nessuno di noi riusciva a capire cosa stessimo guardando, ma i nostri occhi erano continuamente attratti dalla luce brillante e bellissima che cambiava colore in modo casuale sulla cima della montagna. Abbiamo fatto ipotesi su cosa potesse essere, ma nessuno di noi è riuscito a trovare una spiegazione plausibile per quello che stavamo guardando. Io ho ipotizzato che doveva trattarsi di un’attivazione accidentale e inopportuna di un programma governativo top secret per la trasmissione di segnali… il che ha suscitato l’ilarità di tutti. Comunque, la curiosità ha avuto la meglio su di me e quando sono tornato al lavoro oggi ho iniziato a fare ricerche su Internet per capire cosa avessi visto. Ho trovato l’articolo del Los Angeles “Dall’alto del Monte Wilson, una luce brilla su Pasadena”. Ho trovato l’articolo e la storia delle luci interessante e istruttivo! Ora so qualcosa sull’Osservatorio di Mount Wilson che prima ignoravo. Tanto di cappello a voi, Liliane Lijn, John Vallerga e a tutti gli altri che rendono la vita così interessante e piacevole!!! Spero di poter visitare l’osservatorio un giorno e l’ho aggiunto alla mia lista di cose da fare. Buon lavoro a lei e al team dell’Osservatorio per aver reso possibile cose come questa.
>>>Brad Mizell

Dan Kohne <d******@gmail.com>
To: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
Sabato 21 dicembre 2019
Continuo a ricevere richieste dirette e a soddisfarle con grande piacere, nonni che vogliono mostrarlo ai loro nipoti in visita al parco locale, genitori che vogliono fare una sorpresa al figlio appassionato di scienza per il suo 15° compleanno, una scuola superiore della zona dal cui campo di gioco gli studenti hanno una vista diretta, ecc.
Quante opere al mondo danno un piacere così puro?
Auguri per le feste e soprattutto per l’anno nuovo! Dobbiamo solo sopravvivere in qualche modo a questa grande malattia delle arance che ci affligge…
Cordiali saluti,
Dan
Dan Kohne <d******@gmail.com>
To: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
Giovedì 28 maggio 2020
Cara Liliane,
Per quanto riguarda Sunstar, io continuo a proiettare il raggio. Riceviamo richieste a raffica. Una freelance che cura un blog per la pagina web locale della NBC ne ha parlato un paio di volte. È una fan.
Un paio di settimane fa, con la drastica riduzione del traffico (che purtroppo sta già riprendendo) e l’aria più pulita, mi sono preso un po’ di tempo per andare più lontano per ottenere altri punti di calibrazione. È davvero una macchina notevole, molto robusta. Per il 4 luglio, ci è stato chiesto di partecipare a un progetto della città di Pasadena per celebrare l’anniversario in maniera che non si creino assembramenti di persone. Questa richiesta è appena arrivata. Programmerò il Sunstar in modo da coprire Pasadena il più possibile durante la giornata. Le persone che hanno una vista panoramica possono vederlo da casa. Ci saranno anche opportunità per una buona copertura giornalistica a livello locale per Sunstar e per voi…
Con i più cordiali saluti,
Dan
Dan Kohne <d******@gmail.com>
To: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
Giovedì 23 giugno 2020
Ciao Liliane, ciao John,
Ecco il comunicato stampa di Pasadena sulle celebrazioni diurne del 4 luglio. Si tratta di un’iniziativa che sostituisce i fuochi d’artificio, cancellati per la prima volta in oltre 90 anni a causa delle restrizioni per il COVID.
Utilizzando la versione originale del programma, che può essere puntata su 12 punti all’ora, proietterò il raggio su circa 60 punti di Pasadena, andando da est verso ovest. Poiché non posso puntare verso parchi o altri luoghi di assembramento, ho tracciato uno schema a griglia. Attraverserà la città due volte.
L’emittente locale CBS di Los Angeles promuoverà gli eventi della giornata. Questo giovedì invieranno un elicottero per fare delle riprese dei siti partecipanti. Sto lavorando con la troupe dello stadio Rose Bowl per far brillare il fascio di luce sui luoghi durante le riprese.
Non mi viene in mente nient’altro da fare, ma fatemi sapere se avete altre idee. Vedremo!
Cari saluti
Dan
Dan Kohne <d******@gmail.com>
A: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
3 luglio 2020
Relazione sullo stato di avanzamento:
Ho ricevuto le sequenze e sono state programmate. Vado avanti e metterò in funzione Sunstar ogni giorno in 68 località di Pasadena solo per un mese. Ogni giorno modificherò leggermente le coordinate. Avrò la possibilità di utilizzare entrambi i vostri script (come vengono chiamati nel programma SolarBeam di John).
Penso che sia opportuno andare tra il rosso e il viola. In questo modo si creerà un bagliore brillante quando il prisma passa tra queste due posizioni.
In una precedente mail avevi detto che non c’era alcun riferimento a Sunstar nel materiale relativo allo stadio Rose Bowl. I primi comunicati stampa del Rose Bowl non entravano nello specifico delle attività incluse. Invece se ne parla in tutto ciò che ho visto da allora.
Dan Kohne <d******@gmail.com>
To: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
Tuesday, August 23, 2022
Ciao Liliane,
Quello che in epoca pre-covid era il Pasadena AxS Festival ora si chiama Fulcrum Festival e Robert Crouch ha voluto fortemente che Sunstar partecipasse di nuovo. Punteremo i raggi verso tutti gli eventi che sono sulla stessa linea visiva della torre solare. Per il festival completo, vai su:
https://fulcrumfestival.org/.
E qui per la pagina di Sunstar: https://fulcrumfestival.org/exhibit/liliane-lijn-john-vallerga-sunstar/. Le informazioni non sono aggiornate né qui né sul nostro sito web. Ti prego di inviare un aggiornamento sulla tua biografia. Anche tu John.
Il Fulcrum Festival si svolge dal 15 al 24 settembre ed è arte/scienza dal punto di vista degli artisti. Contemporaneamente, e per coincidenza, il Caltech è la sede del revival della conferenza INSAP (“The Inspiration of Astronomical Phenomena”) dal 20 al 23 settembre. Si tratta di arte/scienza da un punto di vista scientifico/accademico. Il professore Jay Pasachoff, astronomo solare, adora Sunstar. Conosce le persone che organizzano la conferenza, così ha presentato una proposta e mi farà sapere. In ogni caso, terremo un intervento di 15 minuti su Sunstar la mattina del 23 settembre.
Spero che da voi vada tutto bene. Quest’anno l’Osservatorio ha intensificato le attività rispetto agli anni passati e sono esausto. Ma è tutto molto bello e promettente.
Saluti affettuosi,
Dan
Trustee, Mount Wilson Institute

NOTE

1 Roberto Calasso, Le Nozze di Cadmo e Armonia, Adelphi, Milano 1988.

2 https://ui.adsabs.harvard.edu/abs/2018EGUGA..20..114D/abstract

3 Solar Hills è stato finanziato dal fondo dell’Arts Council England e della Calouste Gulbenkian Foundation.

4 La maggior parte delle fotocamere di oggi ha sensori pixellati CCD o CMOS. Ogni pixel misura la quantità di luce rossa, verde e blu che interferisce con loro durante l’esposizione. Di conseguenza, il colore finale visualizzato sugli schermi è una combinazione di questi tre colori. Esiste un intervallo digitale consentito per ciascun colore. Ad esempio, 0-255, dove 0 significa assenza di luce e 255 è il massimo che il pixel può gestire, il cosiddetto livello di saturazione. Le sorgenti di luce più luminose di 255 vengono misurate come 255. Quindi, supponiamo di avere un punto luminoso di colore rosso che sia Rosso=200, Verde=20, Blu=15. Apparirà un punto prevalentemente rosso. Ora rendiamo il punto più luminoso di un fattore 20. Rosso = 4000, Verde =400, Blu =300. Ma il sensore emette 255,255,255 perché non può essere più luminoso di 255. Quando si hanno 3 numeri uguali si ottiene il bianco. I nostri punti luminosi saturano i pixel centrali fino a farli diventare bianchi. Allontanandosi dal centro, il sensore rileva meno luce, ma non saturata, i numeri sono inferiori a 255, quindi il colore è più realistico. Questo si chiama problema di gamma dinamica.