Pompeii Commitment
Liliane Lijn. Sunstar on Mount Vesuvius
Digital Fellowship 13 14•11•2024Sunstar on Mount Vesuvius
La pura consapevolezza è senza fissazione come un arcobaleno nel cielo.
Padampa Sangye
Cosa provereste se, in pieno giorno, vedeste una piccolissima stella sulla cima del Vesuvio?
Se la guardaste direttamente, quella stella vi apparirebbe luminosa come il Sole; ed è proprio così, visto che si tratta del più piccolo frammento della nostra stella. L’unica occasione, a parte un’eclissi totale, in cui si può guardare il Sole direttamente e captarne la brillantezza, quella che i greci chiamavano Éndios.
“Éndios è ciò che avviene quando «la terra si riscaldava / E più scintillante del cristallo splendeva il cielo» […] in età omerica dios significa innanzitutto «chiaro», «splendente», «glorioso». Apparire in Zeus è un mostrarsi di corpi carichi di luce sul fondo del cielo. Luce su luce”[1].
Nessuna luce artificiale può competere con la brillantezza del Sole. Sunstar, quindi, sorprende e stupisce chiunque la veda, poiché appare come un punto di luce all’orizzonte, piccolo ma intensamente luminoso. Quando si guarda direttamente Sunstar, che può essere di una qualsiasi delle otto intense tonalità dello spettro, il suo colore brillante entra attraverso l’occhio nel nervo ottico e direttamente nel cervello. Questa esperienza, assolutamente non dannosa per la retina umana, è catartica e illuminante.
La mia visita al Parco Archeologico di Pompei, a giugno 2024, è stata stimolante e ricca di spunti di riflessione. La comprensione greco-romana dello spazio è evidente dall’architettura, dall’ampio foro pubblico e dalla disposizione delle ville. I Greci e i Romani erano particolarmente consapevoli del loro rapporto con l’ambiente naturale, che riempivano di archetipi, ninfe, satiri, centauri, dei e dee. Questi esseri fantastici erano il tessuto connettivo del loro ambiente. Gli affreschi che decorano le ville illustrano innumerevoli storie di relazioni tra i vari archetipi ed i loro incontri con gli esseri umani. Mi hanno stupita anche i molti affreschi concepiti per creare una continua sensazione di spazio; le pareti si aprono verso un esterno immaginario attraverso numerose finestre dipinte, ingressi classici, ad arco o abbelliti da colonne ornamentali. Mi hanno poi particolarmente colpita due immagini della testa di Medusa, circondata da tentacoli a forma di serpente. Me le sono figurate come immagini solari, specialmente l’immagine qui visibile in basso a destra, un affresco della testa di Medusa incorniciata dal suo medaglione circolare.
I Pompeiani non avevano certo telescopi così potenti da poter studiare il sole nei minimi dettagli come noi, ma durante un’eclissi solare sicuramente riuscivano a vedere le prominenze e la corona del sole che, nel terrore di questa improvvisa oscurità, potevano assomigliare alla testa di Medusa. Per i Pompeiani il sole doveva apparire come un dio fiammeggiante (Helios, Apollo, Sol Invictus) che si muoveva nel cielo e sprofondava ogni notte nel mare, ma era anche il modo in cui calcolavano l’ora del giorno. Mettere in relazione il tempo con il movimento del sole nel cielo è un’operazione allo stesso tempo astratta e molto concreta. Significa essere quotidianamente in relazione con l’astro che dà vita alla terra. La meridiana, un antico sistema di misurazione del tempo portato in Grecia dall’India, potrebbe aver dato ai Greci l’idea della forma del teatro.

Testa di Medusa, I sec. d.C., terracotta. Castellammare di Stabia. Courtesy l’Artista e il Parco Archeologico di Pompei. Photo: Liliane Lijn

Testa di Medusa, I sec. d.C., affresco. Pompei, Casa dei Vettii (VI 15, 1). Courtesy l’Artista e il Parco Archeologico di Pompei. Photo: Liliane Lijn

Meridiana, I sec. d.C., marmo. Pompei, Casa di Giulio Polibio (VI 17,32). Courtesy l’Artista e il Parco Archeologico di Pompei. Photo: Liliane Lijn

Odeon, I sec. d.C., Pompei (VIII 7,18). Courtesy l’Artista e il Parco Archeologico di Pompei. Photo: Liliane Lijn
Il Vesuvio e, in generale, tutti i vulcani possono essere latori di morte e di grande fertilità, portatori sia di abbondanza che di disastro. Le radici della parola “disastro” derivano dalla credenza che le posizioni degli astri influenzassero il destino degli esseri umani, spesso in modo distruttivo; il suo significato originale in inglese era “aspetto sfavorevole di un pianeta o di una stella”. La parola origina dal latino dis- e astro. Nel linguaggio, forse lo sviluppo più continuo e inconsapevole del pensiero, associamo il Vesuvio e la sua distruzione dis-astrosa della città di Pompei e dei suoi dintorni al sole.
Vi sono numerosi studi sulla relazione tra attività solare ed eruzioni vulcaniche. Uno di questi (Duma & Vilardo, 1997) ha mostrato che l’attività sismica nell’area del Vesuvio variava in base a specifici cicli solari, in occasione dei massimi solari del 1969, 1980 e 1989. I risultati di uno studio recente rivelano che l’attività sismica del Vesuvio reagisce ancora ai massimi solari (1999-2013). Vi è una forte indicazione che la frequenza delle eruzioni vulcaniche si verifica in periodi di elevata attività solare[2]. È chiaro, quindi, che la nostra stella, il Sole, comunica con il Vesuvio.

Tempesta solare su uno sfondo scuro. © NASA. Photo: Artisom P.

Solar storm on a dark background. Elements of this image furnished by NASA. High quality photo
Dunque, che cos’è Sunstar?
Lavoro con la luce e, in particolare, con la luce riflessa da molti anni. Il mio primo incontro con i prismi risale al 1964, quando rimasi sorpresa e sbalordita da un lampo di colore brillante che colpì la mia pupilla mentre attraversavo una strada affollata di Parigi.
“Era una giornata molto limpida, il sole colorava ogni cosa, ma io mi sentivo depressa e incolore, come se stessi camminando in un mondo grigio. Poi, all’improvviso, rimasi ipnotizzata da una luce di un colore blu puro che mi fece fermare e gridare. Man mano che mi muovevo, la luce che riempiva i miei occhi diventava verde, poi gialla, arancione, rossa. Sentii un istantaneo cambiamento di umore. Il fardello di colpa e di rabbia repressa che mi portavo addosso svanì in questo dono di luce, e attraversai la strada per vedere da cosa o da dove originasse. Nella vetrina di un negozio di materiale ottico di seconda mano, esposti insieme a modellini di locomotive e lenti di macchine fotografiche sfuse, c’erano vassoi di prismi ottici di vetro di varie forme e dimensioni. La fonte della mia illuminazione”. (Liliane Lijn, 1964)
Da quell’esperienza rivelatrice in poi, ho usato i prismi per rifrangere la luce, creando grandi installazioni con arcobaleni proiettati. Negli anni Settanta ho iniziato ad attaccare i prismi a pietre e rocce trovate durante le mie passeggiate in montagna e sulla spiaggia. Ambivo ad utilizzare i prismi con la luce naturale, ma da sola non riuscivo a controllare la direzione della luce ne seguire lo spostamento del sole.

Liliane Lijn, Firespine, 1976. Courtesy l’Artista e Sylvia Kouvali, Londra/Pireo
Il mio interesse nel proiettare arcobaleni non era tanto per ottenere le tipiche bande di luce multicolore riflesse sulle pareti e sui pavimenti, ma piuttosto per il lampo casuale di colore brillante percepito direttamente dallo spettatore nel momento di osservazione. Quel lampo di colore puro catturato dall’occhio entra direttamente nel cervello attraverso il nervo ottico, in modo simile al modo in cui un rilevatore spettroscopico campiona i singoli colori dello spettro solare.
Alla mostra Tibet’s Secret Temple, Wellcome Collection, Londra (2015-2016) ho scoperto che i monaci tibetani usavano cristalli naturali come prismi per rifrangere la luce del sole direttamente negli occhi dei monaci, che usavano questa esperienza per svuotare e liberare la mente. Sono la purezza e la brillantezza dei colori dello spettro direttamente percepiti ad illuminare la mente.

Murale di Lukhang, XVII sec., Wellcome Collection, Londra. Courtesy l’Artista. Photo: Liliane Lijn

Restituzione digitale della prima idea per Solar Hills, 2005. Courtesy l’Artista. Collage digitale: Liliane Lijn
Mi interessa il linguaggio della luce, la spettroscopia, la scienza che ci ha consentito di capire i materiali, la materia e le stelle. Come artista, ho capito che la luce riflessa mi permetteva di vedere la superficie del mondo, ma la luce rifratta mi avrebbe permesso di capire la composizione del mondo che vedevo intorno a me. Disporre una serie di prismi seguendo la curvatura di una pietra rotonda (Firespine, 1976) era chiaramente un modello per il progetto che, 25 anni dopo, ho chiamato Sunstar. Unendo arte, scienza e tecnologia, Sunstar si ispira al rapporto tra il sole, la terra ed il ruolo comunicativo dello spettro luminoso.
Nel 2005 ho ottenuto una ACE International Artist Fellowship, una residenza in collaborazione con la NASA e Leonardo presso lo Space Sciences Laboratory dell’Università di Berkeley, California e durante il mio seminario introduttivo ho attirato l’attenzione dell’astrofisico John Vallerga. Entrambi avevamo osservato che i riflessi solari sugli edifici in vetro producono lampi di luce sorprendentemente potenti. John pensò di poter combinare le mie opere precedenti con le ultime tecniche scientifiche di tracciamento solare, trovando così una soluzione al mio desiderio di controllare la direzione della luce. Con l’assistenza tecnica di John Vallerga, inizialmente ho concepito un’installazione solare di grandi dimensioni nel paesaggio, che definisse l’orizzonte con punti di luce. L’ho chiamata Solar Hills.[3]

Primo test dello Spectra-heliostat, 2005. Courtesy l’Artista. Photo: Liliane Lijn
L’obiettivo di questa installazione era quello di creare una consapevolezza del Sole come stella, la nostra stella, e di promuovere così una maggiore consapevolezza del nostro pianeta. Speravamo che questa collaborazione tra arte e scienza potesse far riflettere le persone sulla loro responsabilità per la continuità della vita su questo pianeta, una consapevolezza che oggi riconosciamo come urgente.
Abbiamo iniziato testando le reazioni della gente alla vista di un lampo di colore brillante, utilizzando un grande prisma d’acqua in vetro sulla collina di Hampstead Heath, Londra (2007). Abbiamo scoperto che le persone erano generalmente curiose ed entusiaste quando scorgevano il colore. Poi abbiamo sperimentato l’uso di prismi di plastica, perché erano leggeri e poco costosi, ma, come avevo immaginato, si sono rivelati facilmente soggetti a rigature ed i loro colori non erano così intensi come quelli del vetro.
Quando John e il suo team hanno costruito il primo Spectra-heliostat con prismi di vetro, sono volata a San Francisco e abbiamo iniziato i test. Tutti i test iniziali di questo prototipo sono stati condotti con lo scienziato, John, su una collina ed io nella mia auto sul ciglio di una strada ad almeno due o tre chilometri da lui. Comunicavamo usando i nostri telefoni cellulari. Dovevo dire a John quali colori vedevo, se ne vedevo, per aiutarlo a calibrare l’eliostato. Poiché mi trovavo sul ciglio della strada, potevo sentire le persone nelle auto di passaggio che si chiedevano cosa fosse quella stella luminosa. Alcuni addirittura gridavano: “Guarda com’è rosso il sole!”. Poi si è fermata una moto e un uomo e una donna si sono avvicinati a dove stavo io. Lei ha detto: “Questa deve essere una magia. Fa un po’ paura”, mentre lui mi ha chiesto cosa fosse. Gliel’ho spiegato e mi ha risposto che sapeva che non poteva essere il sole, ma si chiedeva se fosse stato creato con degli specchi”. Si è scoperto che era un astronomo che insegnava a Berkeley, mentre lei era una studentessa.
Il test successivo è stato condotto da una parte all’altra del Golden Gate con Patrick, John e Jason, in cima all’Hawks Peak, Marin County. Dopo aver collegato due Spectra-heliostat tramite dei cavi, i tre astronomi hanno puntato i due arcobaleni verso il luogo in cui mi trovavo io, a Crissey Field, un ampio viale vicino al Golden Gate, una passeggiata molto frequentata dagli abitanti di San Francisco.
Documentazione video di Solar Hills da Crissey Field, 2007. Courtesy l’Artista

Liliane Lijn, Solar Hills, 2007. Courtesy l’Artista e Sylvia Kouvali Londra/Pireo
Generalmente le installazioni luminose sono visibili durante la sera. La luce del sole è data per scontata, ma con quest’opera speriamo di creare una nuova consapevolezza della bellezza e della poesia della nostra stella. Gli osservatori riconoscono intuitivamente che stanno vedendo la luce del sole, ma rimangono perplessi dalla sua posizione e dai suoi schemi spaziali e temporali non casuali. Sunstar si avvale della luce anche per attirare l’attenzione del pubblico verso l’orizzonte. L’alba e il crepuscolo sono momenti misteriosi che incutono un timore reverenziale. Sono momenti in cui ci rendiamo conto dei confini del nostro pianeta e della sua connessione e relazione con il cosmo.
Solar Beacon
Per celebrare il 75° anniversario del Golden Gate Bridge di San Francisco, durante l’estate 2012, abbiamo installato Solar Beacon sulle torri gemelle del ponte, con il supporto dello Space Sciences Laboratory e dell’Università di Berkeley, California.
Per Solar Beacon abbiamo sostituito i prismi con degli specchi. La luce bianca era sufficientemente luminosa da poter essere vista a 50 chilometri di distanza sul monte Diablo. Durante i tre mesi dell’installazione, oltre duemila persone hanno preso appuntamento online per avere il fascio di luce puntato direttamente verso di loro, in un luogo (Lat, Long) e ad un’ora specifici. Nei periodi in cui non c’erano appuntamenti, i raggi sono stati indirizzati verso una serie di località popolari della Baia di San Francisco.

Liliane Lijn, Solar Beacon, 2012. Courtesy l’Artista e Sylvia Kouvali, Londra/Pireo
Sunstar
Sunstar è stato installato nel 2018 a circa 50 metri d’altezza sulla torre George Ellery Hale dell’Osservatorio Solare di Monte Wilson, Pasadena, California.
Avvalendomi di parametri quali la durata ed i colori dello spettro, ho curato la coreografia di una serie mutevole di luci colorate i cui raggi sono stati puntati sul Rose Bowl per le celebrazioni del 4 luglio 2020, in alternativa ai tradizionali fuochi d’artificio. Da allora l’installazione è regolarmente attivata in numerose occasioni, in tutta la Baia di San Francisco.
L’area bianca al centro della luce irradiata che appare in tutte le fotografie di Sunstar è dovuta a una questione di gamma dinamica4 intrinseca ai sensori della fotocamera. Non è ciò che vede l’occhio umano, che è, invece, un colore intenso uniforme e luminoso come il sole, ma infinitamente più piccolo, la cui dimensione dipende dalla distanza dell’osservatore dallo Spectra-heliostat. Abbiamo constatato, dopo aver consultato specialisti di ottica, che la distanza di sicurezza dal nostro eliostato a sei prismi deve essere di almeno 500 metri. La distanza dal cratere del Vesuvio e dal Parco Archeologico di Pompei è di circa 9000 metri.
Sunstar on Mount Vesuvius

Sunstar on Mount Vesuvius vista dal Parco Archeologico di Pompei, 2024. Courtesy l’Artista. Collage digitale: Tommy Camerno. Photo: Sergii Figurnyi

Sunstar on Mount Vesuvius vista dalla terrazza del Madre – Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli, 2024. Courtesy l’Artista. Collage digitale: Tommy Camerno. Photo: Liliane Lijn

Sunstar on Mount Vesuvius vista da Napoli, 2024. Courtesy l’Artista. Collage digitale: Tommy Camerno. Photo: Massimo Finizio

Sunstar on Mount Vesuvius vista da Villa Arianna, 2024. Courtesy l’Artista. Collage digitale: Tommy Camerno. Photo: Liliane Lijn
Descrizione tecnica dello Spectra-heliostat
L’elemento tecnologico chiave del progetto Sunstar è lo Spectra-heliostat. Un normale eliostato è un dispositivo astronomico che utilizza degli specchi per riflettere la luce del sole in un punto fisso e mantenere tale punto fisso mentre il sole si muove nel cielo (a causa soprattutto della rotazione e del movimento della Terra intorno al sole). Il nostro Spectra-heliostat utilizza dei prismi invece di uno specchio, quindi la luce del sole è ora uno spettro (arcobaleno) piuttosto che una luce bianca riflessa (anche se in effetti abbiamo usato gli specchi per l’iterazione installata sul Golden Gate Bridge). Mentre il sole si muove nel cielo, lo spettro rimane fisso nello spazio. La posizione del punto fisso o dell’arcobaleno può essere spostata modificando i parametri dell’algoritmo di proiezione. In particolare, le informazioni richieste sono la latitudine, la longitudine e l’elevazione sia dello Spectra-heliostat che dell’osservatore. È necessaria anche l’ora esatta per individuare dove si trova il sole. Una volta che queste informazioni sono disponibili, il computer può calcolare l’angolo di azimut e di altitudine per proiettare gli spettri verso l’occhio dell’osservatore, e persino scegliere quale colore dell’arcobaleno far vedere regolando con precisione l’angolo.
Lo Spectra-heliostat, largo 55 cm, alto 40 cm e profondo 25 cm, è costituito da 6 prismi di vetro flint montati su un pannello rigido e piatto collegato a dei motori altazimutali (“Alt-Az”) controllati da un computer. I motori Alt-Az sono controllati in modo indipendente per posizionare i prismi all’altitudine e all’angolo azimutale corretti in base alla posizione del sole e dell’osservatore. Questi angoli devono essere rideterminati ogni pochi secondi, tenendo conto del movimento del sole e della formula di dispersione dei prismi.
Dopo l’installazione sul campo, ogni Spectra-heliostat deve essere calibrato, sia per la sua nuova posizione che per l’offset assoluto dell’angolo azimutale rispetto al nord e all’offset di altitudine rispetto allo zenit. Per farlo abbiamo utilizzato un telescopio co-allineato alla normale della superficie dove è montato il prisma. Abbiamo poi puntato questo telescopio verso punti di riferimento fissi e visibili con posizioni note (latitudine, longitudine e altitudine sul livello del mare). Dopo aver eseguito questo processo per tre o più punti di riferimento, abbiamo trovato il miglior adattamento a questi angoli di offset che riduceva al minimo gli errori di misurazione. Una volta determinati questi offset con la precisione richiesta, gli offset introdotti dalla formula di dispersione del prisma sono determinati da osservatori sul campo guardando i colori proiettati verso di loro. Una volta che gli angoli di offset fissi di uno Spectra-heliostat sono stati calibrati per la sua posizione, non è necessario ricalibrarlo a meno che non venga spostato.
Lo Spectra-heliostat è leggero, economico e adatto a condizioni climatiche temperate e moderate. Dovrebbe essere visto a una distanza ottimale di 4-5 chilometri.

Lo Spectra-heliostat con tazza per indicare la scala, 2005. Courtesy l’Artista. Photo: John Vallerga
Scambio di email con Dan Kohne, direttore operativo dell’Osservatorio di Mount Wilson
To: Liliane Lijn<l*****@gmail.com>
La forza e la perfezione di quest’opera speciale sta nel fatto che è molto più di un’interessante o anche coinvolgente interpretazione visiva di concetti, tecniche o oggetti scientifici. È veramente congruente con il concetto con cui dialoga. Non riesco a pensare a nessun’altra opera d’arte/scienza che faccia altrettanto. E come le grandi opere d’arte, suscita stupore e stimola la riflessione.
L’opera si allinea anche concettualmente con la particolare storia del Monte Wilson. Hale era un astronomo solare; lo spettro è la fonte dell’astrofisica; l’Osservatorio di Hale è la prima impresa astrofisica.
L’arte non ha bisogno di dimostrare il proprio valore nei confronti della scienza e viceversa. Ognuna ha le proprie ispirazioni, i propri strumenti, le proprie tecniche e i propri criteri di valutazione, il meglio dell’una e dell’altra ha lo stesso fine: rendere le persone più consapevoli di ciò che accade nell’universo in cui tutti ci troviamo. Promuovere la comprensione, forse anche la saggezza. La mia motivazione personale in questo progetto è portare a Mount Wilson l’arte che dimostra tacitamente questa equivalenza.
Mi fermo qui…
i migliori auguri,
Dan
To: Liliane Lijn<l*****@gmail.com>
È un peccato che il tempo questa mattina non ti abbia permesso di vedere la tua bella stella, ma le condizioni atmosferiche oggi erano tali che ho ricevuto questa e-mail da Steve Padilla, che lavora nella torre solare.
>>>Hai una posizione standard per il prisma ultimamente? Oggi pomeriggio, domenica, lo stavo guardando dal parcheggio inferiore. Sembrava posizionato in quella direzione.
>>>La cosa più interessante è che c’era nebbia a tratti, e occasionalmente, quando le condizioni erano giuste, (quando la torre era parzialmente illuminata dal sole e la nebbia era ovunque tranne che sulla torre) sulla nebbia si proiettava uno spettro completo. Dal parcheggio inferiore, guardando la torre alta 50 metri, lo spettro proiettato appariva sopra la cupola della torre, e sembrava delle stesse dimensioni della cupola. Davvero spettacolare! Questo è successo intorno alle 15:00. Purtroppo non avevo con me una macchina fotografica per immortalare il momento.
>>>Steve
La rarità, la serendipità e l’esclusività possono giocare a nostro favore. (Spero che non ti dispiaccia se dico “nostro”. Questa idea straordinaria è solo tua e la sua eccellente realizzazione è di John, ma vedi, non mi dispiace ammettere che sono stato irretito dal modo in cui colpisce (contagia?) l’anima dell’osservatore. Trascendendo le categorie restrittive dell’arte o della scienza – una mia fissazione rispetto al modo in cui noi esseri umani dividiamo tutto in compartimenti stagni – questo è esattamente ciò che i grandi atti creativi realizzano: si manifestano a tutti, ma riescono a toccare ciascuno personalmente nel profondo).
A proposito, Steve è la persona che ogni giorno fa un disegno del sole e delle macchie solari con il telescopio solare a 50 metri, naturalmente se c’è il sole. Si tratta della continuazione di un record scientifico sulla torre solare iniziato nel gennaio 1917. È il record scientifico più lungo mai realizzato con lo stesso mezzo e con standard coerenti. Ed è un record che risale a Galileo. Steve sta facendo il lavoro dei monaci.
To: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
Qua tutto bene. La luce piace molto.
Dan
To: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
L’evento Sun Day Star organizzato da Robert Crouch è stato molto bello. Secondo le mie stime, sono venute tra le 100 e le 200 persone durante tutta la giornata. La foschia causata dagli incendi di Malibu era ancora piuttosto densa, ma il fascio di luce è riuscito a penetrare perfettamente fino alla posizione fissata a Pasadena. Ho parlato con un paio di persone che hanno detto che sarebbero venute, ma erano preoccupate per la quantità di particolato presente nell’aria quel giorno…
To: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
Che testimonianza incoraggiante! L’ho inoltrata a tutti gli amministratori.
——– Messaggio inoltrato ——–
Da: Brad Mizell
Data: Thu, Jan 3, 2019 at 3:14 PM
Oggetto: Sunstar
A: Dan Kohne
>>> Signor Kohne, vorrei raccontarle una breve storia sul progetto Sunstar dell’Osservatorio di Mt. Wilson. Sono il papà di un membro della banda musicale e sono anche “capo roadie” della Lassiter High School Marching Band (di Marietta, Georgia) che questa settimana ha partecipato alla Parata del Tournament of Roses a Pasadena. Mentre eravamo seduti in tribuna a guardare la parata, alcuni di noi, genitori e roadie, hanno ammirato con meraviglia i colori sempre diversi che provenivano da una luce brillante in cima a una montagna in lontananza. Nessuno di noi riusciva a capire cosa stessimo guardando, ma i nostri occhi erano continuamente attratti dalla luce brillante e bellissima che cambiava colore in modo casuale sulla cima della montagna. Abbiamo fatto ipotesi su cosa potesse essere, ma nessuno di noi è riuscito a trovare una spiegazione plausibile per quello che stavamo guardando. Io ho ipotizzato che doveva trattarsi di un’attivazione accidentale e inopportuna di un programma governativo top secret per la trasmissione di segnali… il che ha suscitato l’ilarità di tutti. Comunque, la curiosità ha avuto la meglio su di me e quando sono tornato al lavoro oggi ho iniziato a fare ricerche su Internet per capire cosa avessi visto. Ho trovato l’articolo del Los Angeles “Dall’alto del Monte Wilson, una luce brilla su Pasadena”. Ho trovato l’articolo e la storia delle luci interessante e istruttivo! Ora so qualcosa sull’Osservatorio di Mount Wilson che prima ignoravo. Tanto di cappello a voi, Liliane Lijn, John Vallerga e a tutti gli altri che rendono la vita così interessante e piacevole!!! Spero di poter visitare l’osservatorio un giorno e l’ho aggiunto alla mia lista di cose da fare. Buon lavoro a lei e al team dell’Osservatorio per aver reso possibile cose come questa.
>>>Brad Mizell
To: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
Quante opere al mondo danno un piacere così puro?
Auguri per le feste e soprattutto per l’anno nuovo! Dobbiamo solo sopravvivere in qualche modo a questa grande malattia delle arance che ci affligge…
Cordiali saluti,
Dan
To: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
Per quanto riguarda Sunstar, io continuo a proiettare il raggio. Riceviamo richieste a raffica. Una freelance che cura un blog per la pagina web locale della NBC ne ha parlato un paio di volte. È una fan.
Un paio di settimane fa, con la drastica riduzione del traffico (che purtroppo sta già riprendendo) e l’aria più pulita, mi sono preso un po’ di tempo per andare più lontano per ottenere altri punti di calibrazione. È davvero una macchina notevole, molto robusta. Per il 4 luglio, ci è stato chiesto di partecipare a un progetto della città di Pasadena per celebrare l’anniversario in maniera che non si creino assembramenti di persone. Questa richiesta è appena arrivata. Programmerò il Sunstar in modo da coprire Pasadena il più possibile durante la giornata. Le persone che hanno una vista panoramica possono vederlo da casa. Ci saranno anche opportunità per una buona copertura giornalistica a livello locale per Sunstar e per voi…
Con i più cordiali saluti,
Dan
To: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
Ecco il comunicato stampa di Pasadena sulle celebrazioni diurne del 4 luglio. Si tratta di un’iniziativa che sostituisce i fuochi d’artificio, cancellati per la prima volta in oltre 90 anni a causa delle restrizioni per il COVID.
Utilizzando la versione originale del programma, che può essere puntata su 12 punti all’ora, proietterò il raggio su circa 60 punti di Pasadena, andando da est verso ovest. Poiché non posso puntare verso parchi o altri luoghi di assembramento, ho tracciato uno schema a griglia. Attraverserà la città due volte.
L’emittente locale CBS di Los Angeles promuoverà gli eventi della giornata. Questo giovedì invieranno un elicottero per fare delle riprese dei siti partecipanti. Sto lavorando con la troupe dello stadio Rose Bowl per far brillare il fascio di luce sui luoghi durante le riprese.
Non mi viene in mente nient’altro da fare, ma fatemi sapere se avete altre idee. Vedremo!
Cari saluti
Dan
A: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
Ho ricevuto le sequenze e sono state programmate. Vado avanti e metterò in funzione Sunstar ogni giorno in 68 località di Pasadena solo per un mese. Ogni giorno modificherò leggermente le coordinate. Avrò la possibilità di utilizzare entrambi i vostri script (come vengono chiamati nel programma SolarBeam di John).
Penso che sia opportuno andare tra il rosso e il viola. In questo modo si creerà un bagliore brillante quando il prisma passa tra queste due posizioni.
In una precedente mail avevi detto che non c’era alcun riferimento a Sunstar nel materiale relativo allo stadio Rose Bowl. I primi comunicati stampa del Rose Bowl non entravano nello specifico delle attività incluse. Invece se ne parla in tutto ciò che ho visto da allora.
To: Liliane Lijn <l*****@gmail.com>
Quello che in epoca pre-covid era il Pasadena AxS Festival ora si chiama Fulcrum Festival e Robert Crouch ha voluto fortemente che Sunstar partecipasse di nuovo. Punteremo i raggi verso tutti gli eventi che sono sulla stessa linea visiva della torre solare. Per il festival completo, vai su:
https://fulcrumfestival.org/.
E qui per la pagina di Sunstar: https://fulcrumfestival.org/exhibit/liliane-lijn-john-vallerga-sunstar/. Le informazioni non sono aggiornate né qui né sul nostro sito web. Ti prego di inviare un aggiornamento sulla tua biografia. Anche tu John.
Il Fulcrum Festival si svolge dal 15 al 24 settembre ed è arte/scienza dal punto di vista degli artisti. Contemporaneamente, e per coincidenza, il Caltech è la sede del revival della conferenza INSAP (“The Inspiration of Astronomical Phenomena”) dal 20 al 23 settembre. Si tratta di arte/scienza da un punto di vista scientifico/accademico. Il professore Jay Pasachoff, astronomo solare, adora Sunstar. Conosce le persone che organizzano la conferenza, così ha presentato una proposta e mi farà sapere. In ogni caso, terremo un intervento di 15 minuti su Sunstar la mattina del 23 settembre.
Spero che da voi vada tutto bene. Quest’anno l’Osservatorio ha intensificato le attività rispetto agli anni passati e sono esausto. Ma è tutto molto bello e promettente.
Saluti affettuosi,
Dan
Trustee, Mount Wilson Institute
NOTE
1 Roberto Calasso, Le Nozze di Cadmo e Armonia, Adelphi, Milano 1988.
2 https://ui.adsabs.harvard.edu/abs/2018EGUGA..20..114D/abstract
3 Solar Hills è stato finanziato dal fondo dell’Arts Council England e della Calouste Gulbenkian Foundation.
4 La maggior parte delle fotocamere di oggi ha sensori pixellati CCD o CMOS. Ogni pixel misura la quantità di luce rossa, verde e blu che interferisce con loro durante l’esposizione. Di conseguenza, il colore finale visualizzato sugli schermi è una combinazione di questi tre colori. Esiste un intervallo digitale consentito per ciascun colore. Ad esempio, 0-255, dove 0 significa assenza di luce e 255 è il massimo che il pixel può gestire, il cosiddetto livello di saturazione. Le sorgenti di luce più luminose di 255 vengono misurate come 255. Quindi, supponiamo di avere un punto luminoso di colore rosso che sia Rosso=200, Verde=20, Blu=15. Apparirà un punto prevalentemente rosso. Ora rendiamo il punto più luminoso di un fattore 20. Rosso = 4000, Verde =400, Blu =300. Ma il sensore emette 255,255,255 perché non può essere più luminoso di 255. Quando si hanno 3 numeri uguali si ottiene il bianco. I nostri punti luminosi saturano i pixel centrali fino a farli diventare bianchi. Allontanandosi dal centro, il sensore rileva meno luce, ma non saturata, i numeri sono inferiori a 255, quindi il colore è più realistico. Questo si chiama problema di gamma dinamica.