Pompeii Commitment
Cooking Sections.
Oystering Room (an adaptation)
Commitments 25 29•07•2021CLIMAVORE porta avanti una lunga tradizione di metodi costruttivi basati su materiali costieri. Grazie a quanto appreso da esperimenti condotti a Taiwan seguendo la tecnica tradizionale di mescolare ostriche, maltosio e riso colloso, nonché da esempi storici in Scozia, CLIMAVORE sta mettendo a punto un composto simile adattato all’Isola di Skye. Il primo passo è stato quello di raccogliere conchiglie marine scartate dai ristoranti locali.
Da millenni gli ambienti costieri forniscono materiali utili per la costruzione di strade, fondamenta, pavimenti, pareti e tetti. CLIMAVORE svolge ricerche e sviluppa le potenzialità degli scarti alimentari locali di diventare materiale per il settore edilizio di Skye e non solo. I mitili e le ostriche si comportano in modo differente a seguito della loro diversa composizione chimica. Possono infatti diventare agenti aggreganti o leganti a seconda delle loro proprietà.
Da secoli le conchiglie scartate sono utilizzate al posto del cemento. Quando vengono cotte a fuoco lento, hanno bisogno di meno energia per produrre calce di conchiglia.
Gli avanzi dei pasti locali sono incapsulati in nuove forme. Essi verranno utilizzati nelle stanze del futuro.
Oystering Room
L’acqua spinge verso l’alto.
Sostiene il suolo ed ha un effetto stabilizzante. Ma se l’acqua viene estratta e non viene sostituita, la terra sprofonda.
Sprofonda sempre di più.
Più si mescola con l’acqua salata, più aumenta la salinità del terreno.
Più l’acqua sale, più terra diventa mare.
Più liquido esce dal terreno, più abitazioni finiscono interrate.
Non sorprende pertanto che la subsidenza delle terre costiere sia l’effetto dell’eccessivo pompaggio delle falde acquifere; si tratta di un fenomeno mondiale, da Jakarta a New Orleans. Tuttavia, è particolarmente comune negli allevamenti di pesci e gamberetti in tutta la Thailandia e nelle Filippine. A Taiwan, il terreno sprofonda a una velocità che raggiunge punte massime di 6,7 cm/anno.[1] In altri luoghi, si ritiene che il terreno scenda di circa 8 cm/anno. La Contea di Yunlin è una delle aree più colpite negli ultimi decenni [2].
Parlando con alcuni giovani allevatori di pesci nell’infinita successione di peschiere che modellano le coste di Pingtung, Taiwan, abbiamo saputo delle diverse transizioni vissute dalle loro famiglie e da altri abitanti della regione. Cercano di soddisfare la domanda di mercato, le aspettative dei clienti e di mantenere i margini di profitto. La stessa cosa fa la loro terra; lottano per restare a galla.
Quando negli anni ’70 è aumentata la richiesta di banane, le risaie si sono trasformate in piantagioni fino a quando le banane non sono state più redditizie e i bananeti sono diventati allevamenti, questa volta per le anguille.
Quando in Giappone anche la domanda di anguille è diminuita, sono state sostituite dai gamberetti che però hanno cominciato a scolorirsi troppo, così si è passati agli allevamenti di pesci. Ma quando l’acqua salata penetra nel terreno e la salinità inizia ad aumentare, non è più possibile tornare alla coltivazione del riso.[3]
A partire dagli anni Novanta, le regioni delle coste sud-occidentali di Taiwan hanno iniziato a sprofondare a un tasso esponenziale.
Con il persistere del pompaggio, gli edifici continuano a perdere i loro pianterreni.
I soggiorni diventano garage,
le porte diventano scale,
i tetti sono al livello della strada,
le finestre finiscono sottoterra.
Nella Contea di Jiadong alcune case si trovano 3 metri sotto il livello del mare.
L’inondazione del 1981 ha raggiunto il primo piano delle abitazioni ma l’acqua non si è più ritirata.
Le strade sono state elevate e l’altezza dei ponti è stata raddoppiata.
Adesso le nuove abitazioni vengono costruite con una rampa di scale che parte dalla strada.
Il settore dell’allevamento di pesci e gamberetti è uno dei principali responsabili del cedimento del terreno, ma altre attività stanno esaurendo anche le falde acquifere. O forse è come sostiene un allevatore di pesci a Taijiang che attribuisce parte della colpa alle varie aziende agricole che stanno impoverendo il terreno, come ci racconta mentre attraversiamo le sue peschiere. Nel giro di poche settimane, i pesci che vi abitano saranno lavorati e trasformati in prodotti per le “boutique del mare” oltreoceano.
Si tratta della fascia alta delle specie allevate come la cernia o la rana pescatrice. Nel corso dei secoli, l’allevamento di questi pesci è diventato efficiente grazie alle diverse potenze imperiali che hanno controllato le risorse dell’isola, dai coloni olandesi che per primi hanno portato la rana pescatrice dall’Indonesia nel Settecento, alle avanzate tecnologie di riproduzione artificiale sviluppate dai giapponesi nella prima metà del Novecento, tra cui un moderno metodo che asporta le lische dalla rana pescatrice in un unico processo.[4]
A Taiwan da decenni il pompaggio dell’acqua per gli allevamenti di pesci e gamberetti non è regolamentato. Affinché le peschiere riescano a sostenere la domanda globale, servono migliaia di chilometri di tubazioni per pompare l’acqua di falda o acqua salata. Su ogni tubazione è scritto il nome del suo proprietario: Sig. Lee, Sig.ra Lin, Sig. Ming… in questo modo è più facile individuare le perdite.
Se si rompe una tubazione interrata sotto numerosi strati di condotte, non resta che aggiungerne un’altra sopra. Per evitare di rendere ancora più intricata la rete delle tubazioni, il piano di recupero regionale lanciato dopo il tifone Morakot del 2009 ha previsto la costruzione di una centrale di distribuzione dell’acqua salata. Il suo direttore ci mostra dall’alto il suo bacino di utenza. Anche se rifornisce 600 orologi idraulici e copre 700 ettari con il suo sistema di distribuzione dell’acqua semplificato, non è chiaro quanti allevatori di pesci continuino a usare le proprie tubazioni casalinghe. Nel frattempo, nuove case lungo la strada collegano l’impianto idrico al territorio comunale: adesso vengono edificate mezzo piano più in alto. Ciononostante, si prevede che tutti i loro pianterreni scompariranno tra non molto. Estrarre acqua da fiumi e torrenti non è più un’opzione per il settore dell’acquacoltura, in quanto le loro acque sono ormai troppo inquinate nelle aree a valle vicino alla costa.[5]
Da quando i container per le spedizioni hanno iniziato a trasportare pesce vivo su lunghe distanze verso la Cina e il Giappone, il pesce d’allevamento è diventato ancora più redditizio. I pesci continuano a ingrassare mentre viaggiano da un oceano all’altro. Alcune persone che lavorano negli allevamenti ci invitano a vedere le catture di cernie e ci spiegano che il loro peso aumenta del 20% grazie a un mix ben calcolato di acqua di mare e acqua dolce prima che arrivino nei mercati oltreoceano.
L’isola sprofonda mentre state leggendo.
I suoi abitanti vivono in media 2 metri più in basso rispetto a cinquant’anni fa. Nelle Contee di Pingtung e Jiadong Counties, una giovane coppia, entrambi allevatori di pesce, ci guidano attraverso il labirinto di peschiere che popolano la regione che sprofonda, anche di 3,2 m in alcune zone. Sono stati costruiti muri alti circa 2 metri per contenere gli allevamenti che sprofondano ed evitare che i pesci finiscano in strada. Questo tentativo di ridurre l’impatto ambientale delle peschiere, ci dicono, non ha dato grandi risultati visto che l’80% degli abitanti di Jiadong continuano ad allevare i pesci con sistemi di tipo estrattivo.
Le numerose iniziative governative non sono riuscite a ridurre l’estrazione dell’acqua, così come non hanno diminuito in maniera significativa lo sfruttamento agricolo e industriale delle falde acquifere. Alcuni hanno sostenuto un Programma di abbandono dell’itticoltura, offrendo pagamenti di indennizzo e formazione professionali agli allevatori che avessero deciso di lasciare per sempre il settore dell’acquacoltura. Tali sforzi hanno portato a risultati trascurabili.[6]
Mentre l’acquacoltura intensiva causa la subsidenza di intere regioni, ci si interroga su come trasformare questi territori che oggi dipendono dal pompaggio.
Passeggiando lungo le zone umide di Chenglong nella Contea di Yunlin, ci raccontano di nuovi tentativi di mettere fine agli allevamenti di una sola specie ittica e di come si potrebbe bilanciare meglio la qualità dell’acqua introducendo alcuni bivalvi nelle peschiere. In particolare, invece di estrarre mediante pompaggio le acque di falda dell’area, si potrebbe aumentare il ricorso all’acqua salata. A ogni modo, questo non risolverebbe il problema dell’infiltrazione dell’acqua salata nella terraferma. Appena diciamo che ci interessa vedere il funzionamento del sistema di policoltura, ci allungano un paio di cesti legati a un galleggiante e ci invitano a toglierci le scarpe, ad arrotolarci i pantaloni al ginocchio. Raggiungiamo la peschiera più vicina per raccogliere le vongole dal fondale sabbioso dell’allevamento multi-specie. Sentire varie creaturine che ti fanno solletico nelle caviglie mentre affondi le dita nel fango è certamente un’esperienza da ricordare.
Le vongole non sono gli unici bivalvi in grado di filtrare l’acqua dell’oceano mentre respirano. Le ostriche, coltivate vicino alla costa, non hanno bisogno del pompaggio di acqua dolce. Sono molto diffuse lungo tutta la costa sud-occidentale di Taiwan.
Cumuli di gusci di ostriche sono portali temporali che giacciono abbandonati lungo le strade delle Contee di Tainan, Yunlin, Chiayi o Pingtung. Sono ciò che resta delle ostriche consumate e, quando sono gettati di nuovo nell’oceano, danno origine ad altre ostriche, che presto verranno consumate.
Questi gusci sono una fonte incredibile di calce alla quale aderiscono le giovani ostriche che a loro volta ne formeranno altra.
Esse costruiscono l’acqua.
Come la nostra pelle con le sue comunità di microbi, i gusci delle ostriche registrano con precisione il loro ambiente.
Mentre filtrano il mare, esse acquisiscono informazioni sull’ossigeno, la salinità e altre sostanze galleggianti. Distillano ciò che ci circonda ed è dentro di noi.
Le ostriche sono riuscite a insinuarsi sotto la pelle della società umana.
Utilizzando le loro branchie per respirare e alimentarsi, le ostriche inalano acqua, selezionando le particelle presenti nella colonna d’acqua. I sottili peli sulle loro branchie spingono queste particelle verso le loro bocche.
Attraverso la loro attività digestiva, le ostriche estraggono elementi come il fango o le alghe dalla colonna d’acqua e li depositano sotto forma di sedimenti, rendendo l’acqua più limpida.
Le ostriche sono le igieniste naturali del mare; sono i nostri filtri dell’acqua più efficaci. Hanno letteralmente cambiato il nostro modo di vedere il mondo.
Attraversando in barca la laguna di Qigu fuori Tainan, passiamo tra pali che sostengono migliaia di filari di ostriche. Sulla stessa imbarcazione ci sono turisti di Taiwan che sembrano incuriositi da questa nuova frontiera sottomarina e che si sorprendono quando vengono a sapere dell’insabbiamento della laguna.
Centinaia di pali per l’allevamento delle ostriche sono adesso abbandonati sulla terra completamente asciutta. Sono testimoni silenziosi di una costa che sta retrocedendo, come si rileva anche da una serie di mappe storiche.[7] La barca prosegue verso il largo, portando il suo equipaggio lontano dalle tracce dell’influenza umana.
Una volta terminato il barbecue di ostriche offerto ai passeggeri, ci dicono che a nessuno era permesso portare le barche al largo fino all’abolizione della legge marziale nel 1986. Le ostriche dovevano essere allevate vicino alla costa. Fu solo dopo la sospensione del controllo militare che le ostriche vennero trasferite in mare aperto in allevamenti galleggianti. Ancora oggi l’uso dello spazio costiero continua ad essere oggetto di contestazioni.
Poiché l’oceano appartiene al governo, chiunque può aprire un allevamento di ostriche ma gli allevatori spesso lottano per estendere la loro zona di attività in un mare in cui è evidente la difficoltà del vivere con la costa.
Le mura in mattoni della torre Chihkan a Tainan, costruita nel Settecento, si ergevano su quello che una volta era il lungomare della città, anche se oggi sono completamente interrate. Si possono ancora vedere i frammenti di conchiglie che tengono insieme la struttura.
San ho tu è una miscela tradizionale formata da conchiglie di ostriche, riso glutinoso e maltosio. Questo antico prodotto, una sorta di malta senza cemento, è interamente realizzato con ingredienti costieri legati insieme. Quest’importanza costruttiva conferisce alle ostriche un ruolo che va ben oltre quello svolto da millenni sul piano alimentare. Sono una tecnica, una tecnologia che ci rimette in contatto con il mare.
I resti di un’antica fornace per produrre san ho tu, ancora presenti fuori dal centro storico, ricordano alle persone come i gusci di ostriche siano usati da secoli a Taiwan per chiudere fessure e crepe negli edifici ma anche, mescolati con olio tung, per sigillare le aperture negli scafi delle barche danneggiate. I gusci polverizzati delle ostriche sono un antico metodo esfoliante con proprietà riparatrici e benefiche per la pelle.
Le ostriche sono la pelle della costa. Ma sono anche in grado di ascoltare. Quando vengono esposte a fastidiose vibrazioni, in particolare alle basse frequenze delle navi e della perforazione offshore, le ostriche si allontanano, spaventate dal rumore delle aragoste predatrici.[8]
Chiudono la bocca per tapparsi le orecchie.
Ascoltano le onde per sapere quando è il momento di riaprire le loro bocche per intercettare il cibo in arrivo. Le ostriche si riproducono meglio durante i temporali. Il suono delle onde ritma la loro fecondazione che diventa un atto coordinato di sesso collettivo.
Ma quando le ostriche chiudono i loro gusci a causa del rumore degli uomini, potrebbero smettere di nutrirsi. Questo potrebbe farle morire di fame e causare il calo delle popolazioni.
Un altro allevamento sperimentale nel sud-ovest di Taiwan produce oltre 300 specie marine in un piccolo appezzamento utilizzando il sistema della policoltura. Un modello autodidatta collaudato per decenni è riuscito a creare un ciclo dell’acqua in cui le specie allevate a livello domestico interagiscono tra loro in una rete inseparabile: vongole giganti, piante marine, coralli vivi, mitili allevati, grotte di calcare in cui i ricci di mare possono nutrirsi dei minerali necessari per formare i loro aculei, aragoste e i loro nascondigli, pesci “lavoratori” che si alimentano con i rifiuti dei pesci non lavoratori… Il sistema costruisce perfino la propria acqua. Evitando il mangime industriale importato dal Cile o dal Kaohsiung, il cibo che ogni specie predilige nei diversi periodi dell’anno viene distribuito in maniera selettiva in base alle maree, seguendo calendari lunari. La monocoltura fallisce perché nessuna specie può sopravvivere da sola.
Se il sostantivo “pesce”, usato per descrivere l’animale, è molto simile al verbo “pescare” che indica l’azione di uccidere l’animale, forse potremmo trasformare il termine ostrica, che identifica il mollusco, in un verbo che indica l’atto di creare un ambiente che si sostiene da solo, costruendo acqua tutt’intorno.
Immagina che il tuo corpo sia in grado di assorbire i liquidi e rilasciare ossigeno.
Immagina di poter rimuovere i composti dall’acqua e di utilizzarli per costruire uno scheletro, raccogliendo gusci di ostriche gettate via e strofinandoli contro la pelle.
Ecco in cosa consiste l’azione di “ostricare” l’oceano, di incorporare ciò che resta delle conchiglie.
Le ostriche potrebbero guidarci verso un nuovo sistema che non impoverisce il terreno e aiutarci a sviluppare la sensibilità necessaria per ostricare un futuro diverso per l’acqua, ripensando la composizione ambientale dei nostri corpi fino a ostricare lo spazio in cui viviamo.
Note
[1] Joanne Chen, “Land Subsidence Prevention and Reclamation Strategy in Taiwan,” International Forward-looking Water Conference, 08/11/2018.
[2] Hsin Tung e Jyr-Ching Hu, “Assessments of serious anthropogenic land subsidence in Yunlin County of central Taiwan from 1996 to 1999 by Persistent Scatterers InSAR”. Tectonophysics 578 (2012): 126–135
[3] Linpien’s Choice, febbraio 1986.
[4] Oscar Chung, “Fishing for the Future – Taiwan Review,” Aquaculture Fisheries 07/01/2009.
[5] Chung, ibid.
[6] Peter Lin Sun, Chun-Chou Yang, Tai-Wai Lin, “How to amend land subsidence treatment policies to solve coastal subsidence problems in Taiwan,” Reg Environ Change (2011) 11: 679–691.
[7] Yi Chang, Ka-wai Chu & Laurence Zsu-Hsin Chuang, “Sustainable coastal zone planning based on historical coastline changes: A model from case study in Tainan, Taiwan.” Landscape and Urban Planning 174 (2018): 24–32.
[8] Teresa L. Carey, “Even Earless Oysters Clam Up Over Noise Pollution”, Scientific American 28/10/2017