1. Immagini:
Canis In Somno
Elaborazione digitale di 15 fake-news relative agli scambi profili tra @pompeii_parco_archeologico e @justinbieber, @priyankachopra, @oprah, @donatella_versace, @rupaulofficial, 2022
Courtesy l’Artista
2. Video:
Canis In Somno
Pompeii Conspiracy. Clever Dogs to Stay Out of the Sun!, 2022
video, 7’10’’
Voci di Margherita Chiarva e Spyridoula Joumaki.
Milovan Farronato nelle vesti di Cassandra, con styling di Rebecca Baglini.
Courtesy l’Artista
3. Immagini:
Canis In Somno
The Web2 Strikers, 2022
serie di 12 NFT collectibles:
Web2 Striker #1 @cristiano
Web2 Striker #2 @therock
Web2 Striker #3 @kimkardashian
Web2 Striker #4 @justinbieber
Web2 Striker #5 @zendaya
Web2 Striker #6 @badgalriri
Web2 Striker #7 @priyankachopra
Web2 Striker #8 @lalalalisa_m
Web2 Striker #9 @oprah
Web2 Striker #10 @donatella_versace
Web2 Striker #11 @rupaulofficial
Web2 Striker #12 @milovanfarronato
Courtesy l’Artista
4. Video:
Canis In Somno
Swinging Club, 2021
video, 2’55’
Courtesy l’Artista
Tra la metà di marzo e la fine di maggio 2020 Matteo Domenichetti — di formazione fashion designer e d’inclinazione votato a un sagittariano vagabondaggio senza gerarchia, lungo disparati sentieri del sapere e molteplici forme della creazione, dalle lingue alle scienze naturali, dall’agiografia delle Sante ascetiche ai percorsi dei serial killer — si dedica a intessere relazioni profonde e prolifiche con l’arte contemporanea e alcuni dei suoi protagonisti. Una serie di appuntamenti in prima serata, rigorosamente di sabato, durante il primo rigido lockdown, lo vede animare, in corali intrattenimenti, un accorato gruppo di neofiti della piattaforma Zoom. Le iniziali letture interpretative e le prime spontanee improvvisazioni cedono ben presto il passo a testi inediti e a drammaturgie composite, memori della lezione di Jerzy Marian Grotowski e dell’intramontabile concetto di ‘disponibilità’ come espressivamente profilato dalla performer e musicista Kembra Pfahler. Domenichetti inizia a comporre canovacci a beneficio delle narrazioni collettive; collabora con Haris Epaminonda per animare digitalmente il suo monologo; movimenta la partecipazione di Camille Henrot; incontra per la prima volta Mathilde Rosier, Enrico David, Sissi e, soprattutto, produce i suoi primi video indipendenti. Figure ricorrenti dell’autodidatta improvvisato grazie a tutorial e notti insonni: la dimensione del fumetto, la suggestione dell’audiolibro, il riferimento al sogno lucido e la ricorrenza di slogan eloquenti e filastrocche rimate. In aggiunta, alcune adombrate note biografiche lungo un orizzonte increspato. Negli stessi mesi, abusa di social — in fondo è nato nel 1992 — e studia contestualmente Il Capitalismo della Sorveglianza di Shoshana Zuboff che ne contesta il nuovo potere di manipolazione. La condizione di essere in uno stato di dichiarata ambivalenza, criticamente e creativamente qualificante, caratterizza Domenichetti come una serpe in seno, come la Difesa del tumore liberato di Roberto Cuoghi: un’ipertrofia ribelle che vuole a tutti i costi abbandonare un corpo morente.
Dalla lettura di Zuboff, insieme a quella di Glitch Feminism di Legacy Russell, ad alcuni testi di Jaron Lanier e ai manifesti del Comité Invisible, nasce la trilogia video MyceliuMinds che promuove due soluzioni alla problematica, una più pacificata e l’altra più dissidente, rispettivamente definite dall’autore Fantadiplomazia e Tecnoresistenza. Il problema è la profilazione: l’essere target prevedibili per facili riscontri commerciali e per varie forme di tanto inadeguata quanto dolosa propaganda. Quello che un tempo erano definiti dati spazzatura si sono trasformati in una lucrosa forma di guadagno. La risposta — almeno una delle due offerte — è quella di confondere il postino (in questo caso l’algoritmo) per recapitare la posta all’indirizzo spagliato. Più esplicitamente, MyceliuMinds incita a scambiarsi i profili tra amici e conoscenti; suggerisce di considerare il proprio ‘domicilio’ digitale non come un abito attillato cucito addosso su misura, dall’ago e dal filo di un algoritmo interessato, ma come una casa le cui porte d’accesso (il log-in) possono essere usate anarchicamente. Case in cui ospitare e in cui essere ospitati; da lasciare per lunghi o brevi periodi, in modo più o meno nomade. Un’idea semplice ma che, se adottata su larga scala, renderebbe la raccolta dei dati inesatta e l’intero sistema predittivo su essa fondato inefficace.
Vale la pena menzionare che MicelyuMind è stato diffuso a partire dal 20 gennaio scorso su @canis_in_somno, un paesaggio onirico avviato come copia alterata del profilo personale di Mark Zuckerberg, una sorta di crescita simbiotica non consensuale in cui scene di vita quotidiana di @Zuck — la sua casa, i viaggi con la moglie, i figli, il cane, i nuovi prodotti di Meta — vengono infestati da voci dissidenti e radicali, che invitano a costanti reality check. Per comprendere le logiche del profilo suggerisco di non trascurare l’avvertimento annunciato in lettere capitali nel post “MISS ME NOT” che apre l’animazione di un’inedita Pamela Anderson con l’imperturbabile voce di Goshka Macuga che spiega ai follower il contesto creativo e dissidente in cui si trovano. Ed è sempre da questo profilo che insorge la narrazione per Pompeii Commitment: un video inteso come episodio pilota di Black Mirror accompagnato da una serie di NFT visualizzati come poster. Tra utopia e distopia, Pompei Conspiracy. Clever Dogs to Stay Out of the Sun! commenta il sistema melmoso dei social network, da tempo impalato nelle stesse dinamiche. Domenichetti utilizza la finzione narrativa mainstream della serie britannica complicandone il linguaggio e rendendo difficile attribuirle una facile condanna o una semplicistica redenzione. Un gruppo di patron si dichiara pronto a investire una somma ragguardevole per creare il più maestoso monumento digitale che la storia abbia mai visto e promette @pompei_parco_archeologico in scambio a undici tra i proprietari dei profili più influenti su Instagram. Una sorta, forse, di rievocazione 2.0 del mito di Proserpina e dei misteri di Eleusi: la kore che divide l’anno a metà. Sale dall’Ade portando con sé la primavera e vi discende nuovamente lasciando dietro di sé l’inverno. Le tracce visibili del suo scambio di casa si rivelano palesi, incinse sul panorama.
All’inizio del video una frase appare come una sfinge insinuando un’esistenziale biforcazione. “Sei parte del problema o sei parte della soluzione. Non c’è nulla nel mezzo.” Il motto del Black Panther Party, ripreso dall’artista scomparsa Chiara Fumai, invita a una presa di posizione netta. Tuttavia, una volta intrapreso l’uno o l’altro percorso, le strade inizieranno a incrociarsi, come la doppia elica del DNA, e i confini tra l’una e l’altra risposta perderanno di nitidezza. Chi sono questi patron avvolti nell’anonimato di comode felpe con impresso il nome dell’autrice partenopea Elena Ferrante, simbolo di un’autorialità celata? Sono dei visionari febbricitanti oppure investitori scrupolosi o entrambe le cose contemporaneamente? La Babele che intende svettare nel cielo dei feed di mezzo mondo distruggerà un sistema sbagliato o offrirà una via di fuga, un altro stomaco per digerire la resistenza che ha prodotto? I quesiti si infittiscono quando appaiono fake news relative agli esiti dello scambismo e il livello di contraddizione tocca l’apice nella serie di NFT pensati come una serie di undici poster (tanti quanti i personaggi) in cui Domenichetti riprende una vecchia vignetta femminista del gruppo anarchico austriaco KSV, dove una donna con un martello promette di schiacciare il patriarcato. I paladini del data justice più luddista e sovversiva sono qui i personaggi che più di chiunque altro (azionisti di Meta esclusi) guadagnano popolarità e denaro dai social network. Kim Kardashian, Justin Bieber e Zendaya, tra gli altri, si aggirano minacciosi in ectoplasmatici data center impugnando le armi della rivolta. Sembra il preludio di un folle atto di rinuncia come quello del protagonista in Sacrificio di Andrej Tarkowskij, che per sventare una catastrofe misteriosa annunciata in televisione dà fuoco alla sua casa. O, in alternativa, l’incipit di un gesto liberatorio, come quello di Jane Birkin che, per placare un’accesa lite con Serge Gainsbourg, si gettò di sorpresa nella Senna, conquistando un felice rientro a casa mano nella mano.
In conclusione, vale la pena rivelare che il sottotitolo Clever Dogs to Stay Out of the Sun! è ripreso da un commento sotto un post di @pompeii_parco_archeologico con un’immagine di cani randagi. Ombra come luogo della contro-cultura operosa, come safe place per esplorazioni alternative. I cani fabbricano la resistenza all’ombra del privilegio o medicano il privilegio all’ombra della resistenza? MF
Immagine in home page: Canis In Somno, Elaborazione digitale di una fake-news relativa agli scambi profili tra @pompeii_parco_archeologico e @cristiano, @therock, @kimkardashian, @justinbieber, @zendaya, @badgalriri, @priyankachopra, @lalalalisa_m, @oprah, @donatella_versace, @rupaulofficial, @milovanfarronato, 2022. Courtesy l’Artista
Matteo Domenichetti lavora dal 2017 come fashion designer nel team di Gucci ed è studente al secondo anno di Scienze e Tecnologie per la Natura all’Università di Pavia. Ha collaborato nel 2020 con SAGG Napoli alla realizzazione di uno speciale mazzo di carte da briscola, come parte della serie Lezioni di Italiano promosse e prodotte dal Fiorucci Art Trust di Londra. Per la stessa organizzazione ha ideato con la critica Rita Selvaggio una serie di episodi video sulla vita, l’opera e l’eredità culturale dell’artista e designer Cinzia Ruggeri. Ha presentato con Milovan Farronato la sua trilogia video MicelyuMinds presso la Casa Degli Artisti, Milano il 20 gennaio 2022 dove tutt’ora e’ artista in residenza virtuale. E’ interessato a sviluppare espressioni artistiche attraverso i linguaggi digitali e gli NFT. Si e’ inoltre interessato negli ultimi anni alle tematiche della Data Justice, per cui cerca di sviluppare idee creative di resistenza e di innovazione utilizzando metafore e processi provenienti dai suoi studi scientifici sul mondo naturale. Sue ideazioni sono anche i profili IG di @canis_in_somno e @guccy_palace.
Milovan Farronato insegna Fenomenologia dell’Arte presso lo Iuav di Venezia. È stato curatore del Padiglione Italia alla 58ma Biennale Arte di Venezia nel 2019. Ha diretto il Fiorucci Art Trust fino alla sua estinzione nel 2021. Ha sviluppato il progetto di residenza itinerante Roadside Picnic e, dal 2011 fino al 2019, il festival annuale Volcano Extravaganza, nato a Stromboli e poi migrato prima a Napoli nel 2017 e poi a Dhaka, Bangladesh, nel 2018. Con Paulina Olowska ha dato vita al simposio Mycorial Theatre tenutosi nel 2014 a Rabka, Polonia, e nel 2016 a São Paulo, Brasile. Ha collaborato con Serpentine Galleries per le Magazine Sessions (2016). Farronato ha ideato The violent No!, parte del programma pubblico della 14. Biennale di Istanbul nel 2015. Dal 2005 al 2012 Farronato è stato direttore dell’organizzazione noprofit Viafarini e curatore al DOCVA Documentation Centre for Visual Arts di Milano. Dal 2006 al 2010 è stato Curatore Associato della Galleria Civica di Modena e, dal 2008 al 2015, docente di Cultura Visiva al claDEM dell’Università IUAV. Tra le esposizioni curate: Nightfall, con Fernanda Brenner e Erika Verzutti, Mendes Wood DM, Bruxelles (2018); Nick Mauss, Illuminated Window, La Triennale e Torre Velasca, Milano (2017); la prima personale di Lucy McKenzie in Italia, La Kermesse Héroïque, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2017); Si Sedes Non Is, The Breeder Gallery, Atene (2017); Prediction, Mendes Wood DM, São Paulo (2016); la mostra personale di Peter Doig, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2015); la personale di Christodoulos Panayiotou, Kaleidoscope Project Space, Milano (2014); e Arimortis, Museo del Novecento, Milano (2013), co-curata con Roberto Cuoghi. Milovan Farronato è stato membro del team curatoriale del IV Dhaka Art Summit e parte del Comitato di Sviluppo della Chisenhale Gallery a Londra.