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© Pompeii Commitment. Archaeological Matters, un progetto del Parco Archeologico di Pompei, 2020. Project partner: MiC.
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Allison Katz. Pompeii Circumstance: Posters 1–7

Digital Fellowship 04    09•02•2023

La Naturalis historia di Plinio il Vecchio fornisce un resoconto della possibile origine della pittura. Pur ammettendo che si tratta di una storia incerta, Plinio spiega infatti che tra gli antichi Greci “tutti concordavano sul fatto che la pittura ebbe inizio con il tracciare un contorno attorno all’ombra di un uomo”. L’ombra cui si fa riferimento in questa storia delle origini della pittura è quella dell’apprendista che lavorava presso il laboratorio del vasaio Butade Sicionio a Corinto, del quale Cora (figlia di Butade) si era innamorata. La notte in cui il giovane uomo aveva terminato il proprio apprendistato e si accingeva dunque a lasciare la città, Cora ne disegnò il profilo su un muro, tracciando l’ombra del suo volto proiettata da una lanterna accesa, in modo da conservarne l’immagine. Una figura generata per e dalla propria stessa assenza. Plinio scrive inoltre che Butade applicò dell’argilla lungo le linee del profilo, creando il primo esempio mai conosciuto di scultura in rilievo, destinato a essere conservato presso il Ninfeo della città per i secoli a seguire. In questo racconto la pittura si presenta come un processo capace di generare intersezioni tra diversi ambiti sensoriali e materici. Mi fa pensare a come l’etimologia del termine “figura” abbia radici nella parola latina corrispondente, a sua volta derivante dal verbo fingĕre, modellare. La componente gestuale insita nell’atto di modellare come metodo di creazione delle immagini esprime un senso del tempo espanso, e genera un potenziale accesso alla pittura attraverso il proprio essere ontologico e la propria capacità di agire nella realtà. L’artista Allison Katz mi ha parlato del mito di Cora nel corso delle conversazioni che abbiamo intrattenuto nell’ambito della sua ricerca per Pompeii Commitment. Materie archeologiche – Digital Fellowship. La forte relazione tra presenza e assenza come stati tra loro inestricabili presente nel racconto di Plinio può offrire un possibile spunto per guardare alla Pompei contemporanea come un’immagine la cui presenza parla anche della propria assenza. Così come i frammenti incarnano al contempo le idee di resistenza e di perdita, le rovine ben conservate dell’antica città delineano l’ombra di un tempo ormai trascorso. Come si può affrontare il divario epistemico multidimensionale tra ciò che le cose rappresentavano allora e ciò che rappresentano al giorno d’oggi? Per muoversi attraverso le giunzioni stratificate tra significanti e significati a migliaia di anni di distanza, è necessario seguire un percorso di natura dialogica. Allison Katz ha spesso parlato della pittura come di una forma di conversazione: privilegiando la nozione di voce al posto di quella di stile, l’artista identifica infatti il proprio lavoro come una modalità di trasmissione che implica il dialogo, lo scambio e l’influenza. Conosciuta soprattutto per i suoi dipinti figurativi che combinano diversi registri, allusioni, slittamenti intenzionali e arguti giochi di parole, Katz persegue la fluidità nell’utilizzo del medium pittorico, passando da ciò che è intensamente familiare a ciò che si presenta invece come profondamente enigmatico. Le ombre dei vasti e sofisticati riferimenti trans-temporali dell’artista diventano così elementi centrali del suo discorso: in tal modo i soggetti dei suoi dipinti non si presentano come proiezioni di false esperienze da caverna platonica, ma piuttosto come autentiche dichiarazioni di ambiguità e associazioni non lineari. Rappresentazioni testuali e visive si uniscono nelle tele dell’artista, producendo esiti che sono più della somma delle loro parti e che rendono le immagini sfuggevoli ma sempre in grado di restituire qualcosa. Il processo creativo di Katz implica l’esplorazione della profondità dei mondi attraverso i meccanismi della ripetizione e dell’interferenza; in alcuni casi l’artista stessa e il suo lavoro sono i soggetti di re-rappresentazione e ri-contestualizzazione, in altri la storia dell’arte fornisce il substrato della verità proposta dall’opera. L’introduzione di una simile pratica nel contesto del Parco Archeologico di Pompei ha aperto linee di indagine che combinano la vita passata e presente del sito nella moltitudine (spesso paradossale) di simbologie ed espressioni visibili ai giorni nostri: dall’essere ricco e venerato deposito della cultura della Roma antica, oggetto di secoli di studi a livello globale, al presentarsi come destinazione turistica di massa della contemporaneità; dall’evocare la fragilità della condizione umana al porsi come un costrutto linguistico nella stessa parola “Pompei”. L’avvio di questa nuova ricerca ha portato Katz ad affrontare questioni che vanno oltre il persistente interesse per la pittura dell’antica Roma, già manifestatosi in alcuni dei suoi lavori precedenti quali Be nice (2022), Cocteau (2021) e The Four Styles (2011). In seguito alla visita a Pompei effettuata nel settembre 2022, l’artista è rimasta affascinata dalle complesse narrazioni spaziali che articolano il rapporto tra vita privata e pubblica in tutti gli ambiti culturali della città, comprese l’arte e l’architettura. La coreografia dello sguardo all’interno delle case pompeiane sembra guidare l’immaginazione in molteplici direzioni, a volte verso l’assoluto (uno sguardo all’infinita vastità del cielo da un cortile dal soffitto aperto, o un ambiente di vita domestica con tre pareti rivolto verso il mare), altre volte verso rappresentazioni del quotidiano. Il contributo di Katz alla Digital Fellowship fornisce un primo tentativo di articolare una riflessione su cosa significhi affrontare le complessità dell’eredità pompeiana e il lascito degli stili artistici che hanno definito i codici fondamentali di forma, bellezza e iconografia nel discorso storico-artistico occidentale. Ponendo sullo stesso piano una varietà di fonti, Katz ha realizzato Pompeii Circumstance: Posters 1–7, una nuova serie di sette poster prodotti attraverso un processo di progettazione grafica e collage digitale che riunisce diversi elementi: le fotografie da lei scattate durante la visita a Pompei e ai suoi depositi archeologici, pagine di libri tratte da vecchi cataloghi di Pompei, gli occhi di una fanciulla da un dipinto del 1904 di Paula Modersohn-Becker, e i lavori pittorici di Katz stessa, recentemente esposti alla Biennale di Venezia 2022. Informazioni come il nome dell’artista e l’URL del sito web di Pompeii Commitment. Materie archeologiche sono scritte utilizzando una serie di caratteri tratti dalla rete e ispirati a Pompei, nonché con un carattere scritto a mano ispirato ai graffiti murali pompeiani. Il poster rappresenta un medium distintivo nel lavoro di Katz. Dal 2010 a oggi l’artista ne ha realizzato oltre centocinquanta esemplari per le proprie mostre, giocando con le meta-possibilità offerte dal comunicare il proprio lavoro attraverso il proprio lavoro, ed estendendo la presenza dell’esposizione ben oltre la durata finita di un allestimento temporaneo. Katz si confronta in maniera ludica con il progetto Pompeii Commitment, inteso come un insieme di condizioni – “circostanze” – in grado di generare i lavori. Con il titolo Pompeii Circumstance (traducibile in italiano come “Circostanza di Pompei”), l’artista fa riferimento alla site-specificity del contesto in cui è stata invitata a operare. Allo stesso tempo, innesca ulteriori ramificazioni di allusioni e collegamenti attraverso l’assonanza con la frase “pomp and circumstance” (“pompa e circostanza”). Coniata per la prima volta da Shakespeare nel XVII secolo, la locuzione è pronunciata nell’Atto III del dramma teatrale Otello dal Generale, per piangere la perdita della sua gloriosa occupazione militare. L’espressione si è evoluta nel tempo per riferirsi a uno zelo cerimonioso tendente alla decadenza, nonché a una grandeur eccessiva e fuori luogo. Associando questa espressione in parte dispregiativa al proprio lavoro, Katz riconosce, con auto-consapevolezza e umorismo, la sfida posta dall’essere un’artista contemporanea che tenta di realizzare opere in/per un sito di grande intensità come Pompei. In maniera analoga, evoca una storia precisa riguardante la nozione di buon gusto, poiché lo stile di vita degli antichi Romani è stato spesso visto come un esempio di sfarzo e decadenza dal mondo moderno. Un ulteriore livello viene dunque esplorato nella nuova serie di poster di Katz, installati e fotografati in diversi luoghi del sito pompeiano. Una selezione di questi scatti vengono presentati su pompeiicommitment.org, nell’ordine di una passeggiata tra le antiche strade e dimore, avviandosi dall’inizio di Via dell’Abbondanza fino al Foro, attraverso la Casa degli Amorini Dorati. Sto ancora metabolizzando le immagini scaturite da tale cortocircuito temporale: in una certa misura i poster di Katz si mescolano con gli affreschi originali, i mattoni e gli intonaci delle antiche mura. Tuttavia, essi non manifestano una forma di attaccamento sentimentale o un nostalgico senso di appartenenza, ma piuttosto chiamano in causa il passato e il presente nel modo in cui Pompei rappresenta sé stessa. SB

1-20. Immagini:

Allison Katz
Pompeii Circumstance: Posters 1-7, 2023
poster d’artista scattati in situ al Parco Archeologico di Pompei, gennaio 2023
Photo Amedeo Benestante
Courtesy l’Artista e il Parco Archeologico di Pompei

Poster singoli:

1, 9, 13, 20.
Pompeii Circumstance (Hippolytus), 2023

2, 14, 18.
Pompeii Circumstance (Mask, from the House of the Large Fountain), 2023

3, 16.
Pompeii Circumstance (Monopodium), 2023

4, 8.
Pompeii Circumstance (Milk glass), 2023

5, 11, 15.
Pompeii Circumstance (Be nice), 2023

6, 7, 17.
Pompeii Circumstance (Via dell’Abbondanza), 2023

10, 12, 19, 21.
Pompeii Circumstance (Maenad in the Barracks), 2023

Immagine in home page: Allison Katz, Pompeii Circumstance (Via dell’Abbondanza), 2023, poster d’artista scattati in situ al Parco Archeologico di Pompei, gennaio 2023, Photo Amedeo Benestante. Courtesy l’Artista e il Parco Archeologico di Pompei

 

Allison Katz (1980, Montreal, Canada) indaga la natura complessa e talvolta contraddittoria della produzione artistica contemporanea, abbracciando l’ambiguità della comunicazione con un tocco giocoso e curioso che espande la nozione convenzionale di “stile personale” dell’artista. Il suo lavoro si muove così in uno spazio poetico tra specchio e maschera, tra la rivelazione e il celamento di ciò che viene presentato, richiamando l’attenzione sui molteplici livelli della coscienza presenti nella superficie e nel soggetto dell’opera pittorica. Allison Katz ha studiato belle arti presso la Concordia University di Montreal e conseguito un MFA alla Columbia University di New York. Tra le esposizioni recenti si ricorda: The Milk of Dreams, 59a Biennale di Venezia (2022); Artery, la prima personale dell’artista nel Regno Unito, presso Nottingham Contemporary, poi ospitata anche dal Camden Art Centre, Londra (2021-2022). Ulteriori mostre personali istituzionali sono state organizzate da: MIT List Center for the Arts, Cambridge, Massachusetts; Oakville Galleries, Ontario; e Kunstverein Freiburg, Friburgo. Tra le collettive recenti più rilevanti si citano: Mixing It Up, Hayward Gallery, Londra; The Imaginary Sea, Fondation Carmignac, Porquerolles; Maskulinitäten, Bonner Kunstverein, Bonn; Paint, Also Known as Blood, Museum of Modern Art, Varsavia; e Puddle, Pothole, Portal, SculptureCenter, New York. Nel 2020 l’editore JRP|Editions di Ginevra ha pubblicato una monografia completa sul lavoro dell’artista.

Pompeii Commitment

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Pompeii Circumstance (Milk glass)

Allison Katz. Pompeii Circumstance: Posters 1–7

Digital Fellowship 04 09•02•2023