Traduzione estratto Historia 47

Gaio Plinio Secondo (il Vecchio), Naturalis historia, libro XXXV, capitolo XLIII, Johannes de Spira, Venezia, 1469

Della pittura ormai si è detto più che abbastanza. Può essere opportuno aggiungere a queste osservazioni qualcosa sull’arte plastica. Fu al servizio di quella stessa terra che fu inventato per la prima volta il modellare ritratti dall’argilla da Butade, un vasaio di Sicione, a Corinto. Lo fece per sua figlia, che era innamorata di un giovane; e lei, quando egli usciva, disegnò sul muro l’ombra del suo viso proiettata da una lampada. Suo padre pressò l’argilla su questo e fece un rilievo, che indurì esponendolo al fuoco con il resto della sua ceramica; e si dice che questa somiglianza sia stata conservata nel Santuario delle Ninfe fino alla distruzione di Corinto da parte di Mummio. Alcuni autori affermano che l’arte plastica fu inventata per la prima volta da Roeco e Teodoro a Samo, molto prima della cacciata dei Bacchiadi da Corinto, ma che quando Damarato, che in Etruria divenne padre di Tarquinio re del popolo romano, fu bandito dal stessa città, [578 a.C.] fu accompagnato dai modellatori Euchir, Diopo ed Eugrammo, che introdussero in Italia il modellismo. Il metodo di aggiungere terra rossa al materiale o di modellare con il gesso rosso fu un’invenzione di Butades, che per primo pose delle maschere come facciate alle tegole esterne dei tetti; questi nella prima fase li chiamò prostypa, ma in seguito fece anche eciypa. Fu da questi che ebbero origine gli ornamenti sui frontoni dei templi. A causa di Butades i modellisti prendono il nome greco di piastae.